Braccia per il pomodoro

E' emergenza per la campagna del pomodoro da industria.
L'allarme è lanciato da Micaela Cappellini dalle pagine de "Il Sole 24 Ore" del 17 agosto e prende le mosse dalla carenza di manodopera lamentata da Anicav, l'associazione che riunisce le industrie delle conserve.
Colpa del caldo che ha concentrato la raccolta del pomodoro in pochi giorni, aumentandone al contempo la deperibilità.
Il risultato: il 20% del prodotto marcito sul campo e un ulteriore 20% rischia di seguire la stessa sorte.
C'è anche il rischio, prosegue l'articolo, che la carenza di manodopera favorisca il lavoro in nero.

In alcune aree, come nel foggiano, il problema della mancanza di braccianti è stata risolta con un ampio ricorso alla raccolta meccanizzata.
Ma poi il problema si ripresenta al momento del trasporto, mancando gli autisti per i mezzi pesanti.
E ancora più a valle si lamentano le difficoltà per reclutare lavoratori negli impianti di trasformazione.
Le organizzazioni sindacali, conclude l'articolo, si sono dette disponibili ad affrontare il problema insieme alle imprese della filiera e alle istituzioni.
 

A chi fa gola il made in Italy

Troppo piccoli per contare così tanto sui mercati internazionali.
Si potrebbe sintetizzare in queste poche parole l'articolo firmato da Carlo Cambi sul settimanale "Panorama" in edicola il 18 agosto.
Con appena lo 0,34% di terre coltivate a disposizione, l'agroalimentare italiano produce un valore stimabile in circa 553 miliardi.
Più delle 10 multinazionali che da sole controllano il 70% del mercato. Un'egemonia, quella italiana, che suscita invidia e che va contrastata.
Ed ecco al lavoro la Commissione europea, l'Onu e la Fao che con la "scusa" di informare i consumatori propongono etichettature che penalizzano le nostre eccellenze.

C'è poi il tema ambientale, con il quale si pretende di addossare alle vacche chianine o piemontesi (e di qualunque altra razza) la responsabilità dello scioglimento dei ghiacci polari.
Poi ci sono grandi gruppi economici che per salvare il Pianeta vogliono vendere al ricco Occidente la carne prodotta in laboratorio.
Che la posta in gioco sia fondamentale per l'Italia, si legge nell'articolo, è stato evidente al vertice Fao, proteso a liquidare la dieta mediterranea come insostenibile.
C'è anche chi propone di chiudere i sostegni alla promozione del made in Italy e con la scusa dell'ambiente si vorrebbe tagliare il filo che unisce qualità, terra e agricoltori, spostando tutto nei laboratori delle multinazionali.
Tutti questi attacchi, conclude l'articolo riportando il pensiero di Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, non hanno niente a che fare con gli interessi che intendono tutelare. L'obiettivo sono le nostre quote di mercato.
 

Quando l'aiuto è "micro"

Le imprese agricole e quelle che trasformano o commercializzano prodotti agricoli potranno accedere ai fondi previsti nella legge di Bilancio del 2020.
Si tratta di pochi "spiccioli", appena 5 milioni di euro, ma piccole e persino "micro" devono essere le imprese alle quali questi sostegni sono dedicati.
Come specifica un breve articolo pubblicato du "Il Sole 24 Ore" del 19 agosto, possono beneficiare di questo aiuto solo le aziende che determinano il reddito agrario ai sensi dell'articolo 32 del Tuir.

Gli aiuti sono concessi con il limite di 20mila euro a fondo perduto, che deve essere pari al 30% delle spese ammissibili, limite che sale al 40% se si tratta di beni strumentali, compresi software e applicazioni.
Altro limite è quello del minimo di spesa, che deve raggiungere quota 5mila euro e avvenire dopo la presentazione della domanda.
Questa andrà presentata con procedura informatica sul sito del ministero per lo Sviluppo economico.
A breve lo stesso dicastero provvederà a stabilire i termini per la presentazione delle domande.
 

Incendi e fotovoltaico

Dietro all'opera criminale dei piromani potrebbero celarsi interessi legati al fotovoltaico?
E' questa l'inquietante domanda che Annamaria Capparelli avanza dalle colonne del "Quotidiano del Sud" in edicola il 20 agosto.
Già in passato gli incentivi alle energie rinnovabili avevano acceso "appetiti", tanto che la coltivazione del grano aveva ceduto posto ai pannelli, inducendo l'allora ministro dell'Agricoltura, si era nel 2012, a tagliare gli aiuti al fotovoltaico.

In questa fase, ove la ripresa dei prezzi del frumento invita a puntare su questa coltura, gli incendi sono aumentati del 256% rispetto all'anno precedente. Una crescita che gli incendi sembrano voler frenare.
Intanto, prosegue l'articolo, occorre intervenire in soccorso dell'agricoltura e delle aree boschive e le risorse del Recovery Plan potrebbero essere indirizzate a questa finalità.
Bisogna evitare che al danno si aggiunga un ulteriore spopolamento dei campi e con esso il degrado ambientale.


Un toro da un milione

Quanto può valere un toro? Anche un milione di euro. Questa la quotazione di Miura, toro dalle mirabolanti performance genetiche allevato e selezionato presso il centro genetico Intermizoo.
Società controllata da Veneto Agricoltura, nelle stalle di Intermizoo sono presenti in selezione 230 capi, dalle quali escono ogni anno 1,2 milioni di dosi seminali, per metà destinate ai mercati esteri.
Ora l'attenzione è tutta per questo "super-toro" di sei anni ai vertici delle classifiche dei riproduttori di razza Frisona.

Miura però non è in vendita, lo precisa il direttore di Intermizoo, Francesco Cobalchini, intervistato da Andrea Priante per il "Corriere del Veneto" del 21 agosto.
Ora, dopo che le classifiche internazionali hanno messo Miura ai primi posti, stanno arrivando forti richieste del suo seme.
Cobalchini prevede che Miura potrà produrre 120mila dosi seminali, generando da solo un valore che si aggira sul milione di euro.
Complimenti per il lavoro svolto da Intermizoo sono stati espressi dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che ha ricordato come questa società sia sorta per aiutare gli allevatori a migliorare le loro attività dal punto di vista genetico.
L'articolo si conclude ricordando che con Miura è una delle prime volte che la selezione italiana riesce a battere l'agguerrita concorrenza straniera, che vede Usa e Canada ai primi posti.
 

Il valore del cibo

Quella del cibo, complice l'emergenza sanitaria, è diventata la filiera produttiva più importante del Paese.
Lo scrive Andrea Zaghi sulle pagine di "Avvenire" del 22 agosto, ricordando che questo primato vale 538 miliardi di euro, 4 milioni di addetti, 740mila aziende agricole e 70mila industrie alimentari.
Alle quali si aggiungono quasi 600mila unità fra ristorazione e punti vendita.

Sono i numeri con i quali il settore si è presentato al Meeting di Rimini in occasione del convegno intitolato "Food coalition, la sfida della nutrizione ai tempi della pandemia".
Forte di questi numeri, la filiera agroalimentare ha lanciato un appello alle istituzioni per una "rivoluzione verde", che partendo dalla transizione ecologica punti a una autosufficienza alimentare.
Forse un'utopia, aggiungo, ma certo un modo per ricordare il ruolo strategico delle produzioni alimentari, emerso con prepotenza durante le fasi più cruciali della pandemia.

Per favorire la crescita del settore, è stato ricordato in occasione del Meeting dal presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, è necessario agire sui ritardi strutturali e migliorare i collegamenti tra Sud e Nord del Paese e con il resto del mondo.
Appassionati dell'Italia a tavola, conclude l'articolo, sono i paesi più ricchi come Usa e Russia (nonostante l'embargo) e poi la Cina e i paesi europei. Un vantaggio che sarebbe un peccato sprecare.
"Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?"
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell'agricoltura, letti e commentati nell'edicola di AgroNotizie.

Nel rispetto del Diritto d'Autore, a partire dal 23 novembre 2020 non è più presente il link all'articolo recensito.

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