Tra riso e asparagi
La notizia del via libera alle esportazioni di riso verso la Cina è di qualche giorno prima, ma "QN" del 26 aprile ha deciso di approfondire questo argomento con un ampio servizio nel quale si ricorda fra l'altro che l'Italia è il primo produttore europeo di questo cereale.L'articolo, firmato da Lorenzo Frassoldati, inizia ricordando che il protocollo che ha aperto le porte di Pechino al nostro riso è stato predisposto da Teresa Bellanova, quando era alla guida del ministero per le Politiche agricole.
Sono 17 le riserie autorizzate all'export. Quello delle esportazioni è una parte importante del mercato, tenuto conto che il 60% della produzione italiana è destinata ai mercati esteri, Germania e Inghilterra in particolare.
L'articolo prosegue anticipando alcune previsioni sulla campagna 2021, dove si prevede un considerevole aumento (circa duemila ettari) dei terreni investiti a riso.
Le notizie positive del 26 aprile continuano sul "Giornale di Vicenza", dove si parla dell'asparago bianco Dop di Bassano, che reduce da un'annata 2020 difficile a causa della caduta dei consumi nella ristorazione collettiva, tenta il recupero in questo 2021.
La svolta arriva dalla ripresa dei consumi domestici e dalla riapertura dei mercati dell'estero, Giappone in particolare.
Il merito di questo recupero, evidenzia Lorenzo Parolin che firma l'articolo, sta nella buona qualità del prodotto Dop, cosa che ha favorito una ripresa delle vendite anche sul mercato interno.
Il presidente del Consorzio di tutela, Paolo Brotto, prevede una buona conclusione dell'annata produttiva, che proseguirà ancora per circa un mese.
Ma per arrivare ai livelli precedenti la crisi pandemica bisognerà probabilmente attendere il prossimo anno.
In compenso si registra una produzione costante e di buon livello qualitativo, cosa che favorirà una discreta tenuta della domanda.
Lotta ai selvatici
La diffusione dei selvatici e in particolare dei cinghiali continua a destare preoccupazioni.Dell'argomento si occupa questa volta "Il Giornale" del 27 aprile nelle pagine dedicate al Piemonte.
Oltre ai danni arrecati alle colture, c'è preoccupazione per la possibile trasmissione del virus della peste suina africana.
A questa si aggiungono altre patologie che possono coinvolgere l'uomo, come alcune forme di epatite, la cui presenza nei selvatici è stata confermata dalle verifiche di laboratorio.
L'articolo continua citando gli esiti di un'indagine che evidenzia come otto italiani su dieci si dicano convinti dell'opportunità di affrontare l'eccessiva presenza di cinghiali con il ricorso agli abbattimenti, eseguiti da personale specializzato.
Intanto dal mondo produttivo si alza la richiesta di provvedimenti che consentano ai sindaci di emanare ordinanze di emergenza per autorizzare misure straordinarie di contenimento.
Stop alle pratiche sleali
La recente emanazione della legge Delega, con la quale vengono recepite le direttive comunitarie, si occupa fra le molte cose anche delle regole che disciplinano i rapporti fra imprese delle filiere agroalimentari.Si tratta delle norme che sanciscono lo stop alle "pratiche sleali", argomento sul quale si sofferma Claudia Molinari nell'articolo pubblicato sul quotidiano piacentino "La Libertà" del 28 aprile.
Si tratta di un passo importante per fermare quelle operazioni di marketing che puntando sulle offerte promozionali finiscono con il pesare sulle spalle dei produttori.
Quando si vorrà ricorrere alle vendite sottocosto si dovranno rispettare alcuni parametri basati sulle analisi di Ismea sui costi medi di produzione.
La legge, continua l'articolo, dovrebbe essere un baluardo allo strapotere delle grandi catene di distribuzione e interviene anche sui ritardi nei pagamenti e sulle modifiche arbitrarie dei contratti, sino ai mancati pagamenti per l'invenduto.
Chi si trova costretto a denunciare situazioni irregolari potrà godere dell'anonimato e affidare il compito alle associazioni di rappresentanza.
Il "tavolo" per il vino
Non c'è accordo nel mondo del vino sule strategie da adottare per affrontare la crisi.Da una parte chi chiede aiuti alla produzione o stimoli al mercato. Dall'altra chi punta sulla distillazione oppure agli aiuti al credito.
Il tema è così finito sul tavolo di filiera del ministero per le Politiche agricole, presieduto dal sottosegretario Gian Marco Centinaio.
Degli esiti dell'incontro ne dà notizia Giorgio dell'Orefice sulle pagine de "Il Sole 24 Ore" del 29 aprile, ricordando i numeri della crisi del settore, dove la pandemia ha lasciato il segno.
Mentre si sono rafforzate le vendite nella grande distribuzione, la chiusura di bar e ristoranti ha provocato una voragine che l'Unione italiana vini stima in minori vendite per 1,5 miliardi di euro.
Per sostenere il settore i rappresentanti del mondo agricolo e della cooperazione chiedono distillazione e stoccaggio privato, ma questa volta anche per i vini a denominazione di origine.
Le industrie del settore sono però di diverso avviso e puntano a mettere in sicurezza finanziaria le aziende del vino, da realizzare con un rafforzamento dei contributi a fondo perduto.
A questo si dovrebbe aggiungere l'esonero dei contributi previdenziali e la sospensione delle imposte. E nel frattempo pensare alle opportunità che potranno aprirsi sui mercati.
Ripensamento per gli Ogm
Cambio di rotta a Bruxelles sulle tecniche di modificazione genetica applicate in agricoltura.Prima erano state equiparate a quelle per la messa a punto degli Ogm e come tali non autorizzate.
Oggi ci si è accorti che l'editing del genoma (Crispr) è un intervento di precisione con il quale è possibile correggere una precisa sequenza di Dna, offrendo un importante aiuto alla sostenibilità delle produzioni agricole.
Proprio quel che serve agli obiettivi del Green Deal e alle strategie del Farm to Fork.
Così, scrive Luigi Chiarello su "Italia Oggi" del 30 aprile, la presidente della Commissione europea Ursula von Der Layen, ha annunciato l'avvio di una consultazione per il varo di un nuovo quadro giuridico su queste biotecnologie.
Che ce ne sia bisogno emerge anche dalle risultanze delle ultime ricerche, che definiscono l'attuale legislazione in materia di Ogm non più adatta a queste tecnologie innovative.
L'articolo prosegue citando le conclusioni della Commissione europea, secondo la quale i prodotti ottenuti con le tecniche genomiche possono contribuire alla sostenibilità della produzione dei sistemi alimentari, grazie alla messa a punto di piante più resistenti e con qualità nutrizionali più elevate.
Gli studi, conclude l'articolo, ora saranno sottoposti al vaglio del Consiglio e del Parlamento. Poi l'esecutivo europeo valuterà tutte le possibili opzioni di regolamentazione su questa materia.
Un documento per la Pac
Il "Corriere della Sera" del primo maggio ospita l'appello congiunto degli agricoltori italiani, francesi e tedeschi per gli orientamenti che si stanno prendendo sulla riforma della politica agricola comunitaria (Pac).La Pac, sostiene il documento diffuso dagli agricoltori, deve conservare le sue finalità di stabilizzazione e sostegno del reddito, come fissato dal Trattato Ue.
Invece, sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, le produzioni agricole sono sotto attacco, ingiustamente accusate di forti responsabilità nel favorire i mutamenti climatici in atto come conseguenza del loro elevato impatto ambientale.
Senza agricoltura, ricordano gli agricoltori, sulle tavole arriverebbero solo cibi sintetici o importati da paesi ove non si rispettano i nostri standard di produzione.
Attenti ai costi
Ancora il primo maggio e sempre sul "Corriere della Sera", si prende in esame la difficile situazione della zootecnia, stretta fra aumento dei costi e mercati in affanno.A causa degli aumenti del costo delle materie prime per l'alimentazione animale, scrive Massimiliano del Barba che firma l'articolo, gli allevamenti non riescono a fra quadrare i conti.
Aumenti significativi si registrano per il mais, quotato 250 euro per tonnellata, con un aumento del 29% e incrementi ancor più importanti riguardano la soia che è giunta a quotare 500 euro per tonnellata, segnando un aumento del 44%.
Non va meglio per l'orzo, il cui prezzo è aumentato del 18%.
L'aumento di questi prezzi si riflette sul costo dei mangimi, che nel caso dei suini segnano aumenti fra il 30 e il 40%.
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