Per capire quali soluzioni saranno disponibili in futuro abbiamo intervistato Mike Stern, ceo di The climate corporation, società che ha sviluppato Climate FieldView, la piattaforma di agricoltura digitale di Bayer.
Meno sprechi, più produzione. Benvenuto digitale
Mike, che cosa bolle in pentola in casa Bayer? Quali nuove funzionalità saranno disponibili sulla piattaforma Climate FieldView?
"CFV è una piattaforma estremamente potente che noi cerchiamo di migliorare ogni giorno soprattutto dal punto di vista dell'esperienza d'uso. È uno sforzo che ci impegna costantemente in un dialogo continuativo con gli agricoltori e i tecnici. Stiamo poi lavorando su alcuni servizi specifici. Ad esempio stiamo sviluppando una funzionalità che permetterà ad ogni agricoltore di realizzare nella propria azienda dei campi prova per mettere a confronto sementi e strategie di difesa differenti".
Qual è l'obiettivo?
"In questo modo ogni agricoltore potrà sapere che cosa è meglio per la propria azienda. D'altronde l'idea di fondo di CFV è quella di gestire la variabilità in campo. Ad esempio in Europa stiamo puntando molto sull'assistere l'agricoltore nella scelta della migliore densità di semina per il mais, differenziandola sulla base della variabilità del terreno".
Mike Stern, ceo di The climate corporation
Sviluppate internamente tutti i servizi oppure siete aperti a collaborazioni con aziende e startup?
"Noi crediamo in un approccio di open innovation e collaboriamo ogni giorno con altri soggetti, di cui rendiamo disponibili i servizi tramite Climate FieldView".
Ritiene che la frammentazione dell'offerta sia un ostacolo alla diffusione dell'agricoltura digitale?
"Certamente, oggi ogni società e startup sviluppa soluzioni che spesso mirano a risolvere uno specifico problema. Ma non possiamo pensare che un agricoltore usi una molteplicità di piattaforme e servizi per fare il proprio lavoro. Oggi il settore è agli albori, siamo in una fase creativa in cui molte soluzioni nascono e muoiono. Ci sarà sicuramente una fase di consolidamento in cui diversi strumenti verranno integrati per fornire agli agricoltori soluzioni semplici".
Climate FieldView è una piattaforma digitale ben rodata sulle commodities, mais in primis. Lavorerete anche su colture di nicchia, come la vite?
"All'inizio di CFV abbiamo fatto la scelta strategica di puntare sulle grandi colture estensive, come il mais, la soia, il frumento o la colza perché sono quelle più coltivate a livello mondiale. Ma siamo anche interessati alle colture specialistiche, anche se abbiamo la consapevolezza di non poter conoscere ogni coltura approfonditamente. Per questo siamo aperti, come dicevo, a collaborazioni con altri partner".
La blockchain è una tecnologia su cui state lavorando?
"Credo che oggigiorno il tema della tracciabilità sia di fondamentale importanza sia per la Gdo che per il consumatore. Le famiglie vogliono conoscere la storia di un cibo e quindi la raccolta di dati lungo la filiera agroalimentare sta rivestendo un ruolo sempre più importante. Siamo dunque interessati alla tecnologia blockchain, come anche ad altri strumenti, per fornire questo genere di informazioni".
*Due giorni dopo l'incontro con Mike Stern, Bayer ha rilasciato un comunicato stampa in cui annunciava il lancio di Trace Harvest Network, una piattaforma di tracciabilità agroalimentare basata sulla tecnologia blockchain sviluppata da BlockApps e che vede Bayer come partner e utilizzatore.
Un'altra tecnologia su cui c'è molto interesse è l'Intelligenza artificiale. Quanto siamo distanti dal vederla davvero applicata all'agricoltura?
"Non siamo distanti, anzi, in certi settori la stiamo utilizzando già oggi. Utilizziamo ad esempio l'Ia per facilitare e accelerare le operazioni di breeding. Negli Usa stiamo puntando molto su un servizio di Seed Advisor, che analizzando una mole enorme di dati è in grado di suggerire all'agricoltore qual è la migliore semente per il proprio campo".
Lei prima ha citato la frammentazione dell'offerta come un ostacolo alla diffusione dell'agricoltura digitale. Quali sono gli altri?
"Uno è sicuramente la mancanza di connettività in campo, che non permette un trasferimento di dati efficiente nelle zone rurali. Per questo servono investimenti e credo che gli smartphone, in Europa come nei paesi in via di sviluppo, rappresentino uno strumento eccezionale per facilitare l'adozione dell'innovazione. Il secondo ostacolo è la complessità delle soluzioni oggi disponibili: servono poche piattaforme facili da utilizzare e soprattutto interoperabili".
Come se ne esce?
"Noi di Climate FieldView vogliamo essere una grande piattaforma onnicomprensiva in cui l'agricoltore può trovare tutti i servizi digitali di cui ha bisogno. Oggi lavoriamo con settanta partner proprio per sviluppare servizi innovativi e semplici da utilizzare, completamente integrati in un unico ambiente di lavoro".
Secondo lei la privacy è un elemento che impensierisce gli agricoltori?
"Credo che sia un elemento su cui bisogna prestare molta attenzione e riguardo al quale noi siamo chiari: i dati sono dell'agricoltore e qualunque uso deve essere approvato. Con CFV stiamo creando un rapporto di fiducia che sicuramente faciliterà l'adozione di nuove soluzioni innovative".