Se passeggiando per le campagne in provincia di Cremona vi imbattete in una mantide religiosa dalle dimensioni poco comuni non c'è da preoccuparsi. Si tratta della Hierodula tenuidentata, la cosiddetta mantide gigante, un insetto innocuo per l'uomo ma certamente non autoctono di queste parti. E' bene dunque segnalare la sua presenza all'associazione Wba (World biodiversity association), che ha da poco pubblicato un articolo sulla rivista Biodiversity Journal in cui descrive proprio lo sviluppo della popolazione di mantide gigante in provincia di Cremona.

Di mantidi ne esistono circa una decina di specie in Italia e sono diventate famose per due motivi. Primo, perché solitamente le femmine uccidono e divorano il maschio nel corso dell'accoppiamento. Secondo, perché grazie alla posizione delle zampe anteriori raptatorie appaiate sul torace danno l'impressione di essere in preghiera. Da qui il nome comune di mantide religiosa.

Le mantidi sono formidabili predatori, in grado di catturare ragni, grilli, mosche e falene mimetizzandosi alla perfezione sopra alberi e cespugli. "Grazie alla sua dimensione Hierodula tenuidentata è in grado di cibarsi anche di piccoli vertebrati, come lucertole. E in Asia abbiamo assistito alla caccia di piccoli pesci in uno stagno", spiega ad AgroNotizie Roberto Battiston, ricercatore del Wba esperto di mantidi ed autore della ricerca.

Battiston, di che cosa si ciba Hierodula tenuidentata?
"La mantide gigante non è nociva per le colture agricole, in quanto non si nutre di vegetali, quanto di insetti. Può anzi essere di aiuto nel controllo di alcuni insetti nocivi, come ad esempio la cimice asiatica. Abbiamo documentato alcuni esemplari che si sono nutriti di questi insetti, tuttavia non si tratta della loro preda preferita e se trovano di meglio preferiscono optare per altre specie".
 
Un esemplare di Hierodula tenuidentata con una ooteca
Un esemplare di Hierodula tenuidentata con una ooteca
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Fonte foto: Fausto Leandri)

Qualè l'impatto di questo insetto nell'ecosistema italiano?
"Per adesso è difficile dirlo perché la popolazione è di numero limitato e circoscritta nella zona di Cremona, anche se sta crescendo velocemente. Tuttavia è probabile che nel lungo periodo questa specie, che è al vertice della catena alimentare nella sua nicchia ecologica, apporterà dei danni alla biodiversità locale".

La mantide gigante come interagirà con le popolazioni locali?
"Hierodula tenuidentata può superare gli otto centimetri di lunghezza ed è molto robusta, sensibilmente più grande delle nostre specie che invece raramente raggiungono i sette centimetri. Il rischio è che i maschi 'nostrani' vengano attratti dalle femmine di Hierodula tenuidentata e vengano poi uccisi e mangiati riducendo drasticamente le popolazioni autoctone, come sta succedendo con altre specie di mantidi invasive ad esempio in Australia".

Come è arrivata in Italia?
"Questa specie vive in una ampia porzione di territorio che va dall'Asia fino all'Europa. E' una specie che si adatta molto bene e si sta espandendo nella zona dell'Est, arrivando fino ai Balcani. E' certo però che la presenza nella Pianura padana è stata mediata dall'uomo".
 
Un esemplare di Hierodula tenuidentata
(Fonte Foto: Fausto Leandri)

In che modo?
"La mantide costruisce delle ooteche composte da un tessuto spugnoso che contiene le uova. Queste formazioni vengono attaccate ad alberi e foglie, ma non è raro che le mantidi le appiccichino su manufatti umani come muretti a secco, pali della luce o case. L'ipotesi più probabile è che delle ooteche siano state applicate ad automobili o container che hanno provocato l'espansione della specie. Nel caso della popolazione nel Cremonese riteniamo che gli esemplari provengano dal Sud della Russia, dove questo insetto è autoctono ed è in grado di sopravvivere agli inverni continentali".

Chi incontra una ooteca di Hierodula tenuidentata o un esemplare adulto che cosa deve fare?
"Deve avvertirci e non intervenire personalmente. Questo non perché ci siano pericoli per la salute, ma semplicemente perché non è facile distinguere la mantide gigante dalle specie autoctone italiane e si rischia di creare un danno alla biodiversità locale".