Desertificazione, sotto esame la strategia Ue per combattere il fenomeno
Al via un audit della Corte dei conti europea per valutare se i metodi adottati siano efficaci ed efficienti. In Italia il 20% del territorio è a rischio erosione del suolo
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Gli auditor della Corte stanno effettuando visite in Romania, Cipro, Italia, Spagna e Portogallo
Fonte foto: © scharfsinn86 - Fotolia
Per appurare se il rischio di desertificazione nell’Ue sia affrontato in maniera efficace ed efficiente, la Corte dei conti europea ha intrapreso un audit.
La desertificazione non è solo un risultato, ma anche una delle cause, del cambiamento climatico. Definita dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la desertificazione, Unccd, come “il degrado del suolo in aree aride, semiaride e secche subumide in conseguenza di svariati fattori, tra cui le variazioni climatiche e le attività umane” è anche frutto di pratiche di gestione non sostenibile dei terreni. Amplifica i cambiamenti climatici, poiché un terreno desertificato perde la capacità di stoccaggio del carbonio e, di conseguenza, diminuisce la capacità di assorbimento dei gas a effetto serra.
Phil Wynn Owen, il membro della Corte dei conti europea responsabile dell’audit, ha sottolineato inoltre che "la desertificazione può comportare un calo della produzione alimentare, infertilità del suolo e una diminuzione della naturale resilienza del terreno”. In questo modo aumentano la povertà e i problemi di salute dovuti alla polvere, mentre diminuisce la biodiversità. Una conseguenza ulteriore è quindi la migrazione delle popolazioni che subiscono la perdita dei mezzi di sostentamento.
L’erosione del suolo, unita alla carenza d’acqua e alle temperature più elevate che aumentano l’evaporazione, aggrava ulteriormente il rischio di desertificazione. La situazione è particolarmente grave in una vasta area della Spagna, nel Sud del Portogallo e dell’Italia, nella Grecia sud-orientale, a Cipro e in alcune regioni della Bulgaria e della Romania che si affacciano sul Mar Nero. La ricerca indica che le aree ad alto rischio di erosione interessano fino al 44% del territorio della Spagna, il 33% del Portogallo e quasi il 20% della Grecia e dell’Italia. A Cipro, stando al programma nazionale per combattere la desertificazione, la situazione del 57% del territorio è, dal punto di vista di tale rischio, critica.
I finanziamenti Ue destinati a progetti per contrastare la desertificazione provengono da varie fonti, come il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr), il programma Life e i programmi di ricerca dell’Ue. Ad oggi sono tredici gli Stati membri dell’Ue che hanno dichiarato all’Unccd di essere colpiti da desertificazione, nel dettaglio si tratta di Bulgaria, Croazia, Cipro, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Malta, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna. Gli auditor della Corte stanno conducendo visite di audit in cinque di essi: Romania, Cipro, Italia, Spagna e Portogallo.
La pubblicazione della relazione di audit è prevista per la fine del 2018. Più tardi nel corso dell’anno è prevista anche la pubblicazione della risultanza di un audit correlato sulla gestione del rischio di inondazioni nell’Ue.
La desertificazione non è solo un risultato, ma anche una delle cause, del cambiamento climatico. Definita dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la desertificazione, Unccd, come “il degrado del suolo in aree aride, semiaride e secche subumide in conseguenza di svariati fattori, tra cui le variazioni climatiche e le attività umane” è anche frutto di pratiche di gestione non sostenibile dei terreni. Amplifica i cambiamenti climatici, poiché un terreno desertificato perde la capacità di stoccaggio del carbonio e, di conseguenza, diminuisce la capacità di assorbimento dei gas a effetto serra.
Phil Wynn Owen, il membro della Corte dei conti europea responsabile dell’audit, ha sottolineato inoltre che "la desertificazione può comportare un calo della produzione alimentare, infertilità del suolo e una diminuzione della naturale resilienza del terreno”. In questo modo aumentano la povertà e i problemi di salute dovuti alla polvere, mentre diminuisce la biodiversità. Una conseguenza ulteriore è quindi la migrazione delle popolazioni che subiscono la perdita dei mezzi di sostentamento.
L’erosione del suolo, unita alla carenza d’acqua e alle temperature più elevate che aumentano l’evaporazione, aggrava ulteriormente il rischio di desertificazione. La situazione è particolarmente grave in una vasta area della Spagna, nel Sud del Portogallo e dell’Italia, nella Grecia sud-orientale, a Cipro e in alcune regioni della Bulgaria e della Romania che si affacciano sul Mar Nero. La ricerca indica che le aree ad alto rischio di erosione interessano fino al 44% del territorio della Spagna, il 33% del Portogallo e quasi il 20% della Grecia e dell’Italia. A Cipro, stando al programma nazionale per combattere la desertificazione, la situazione del 57% del territorio è, dal punto di vista di tale rischio, critica.
I finanziamenti Ue destinati a progetti per contrastare la desertificazione provengono da varie fonti, come il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr), il programma Life e i programmi di ricerca dell’Ue. Ad oggi sono tredici gli Stati membri dell’Ue che hanno dichiarato all’Unccd di essere colpiti da desertificazione, nel dettaglio si tratta di Bulgaria, Croazia, Cipro, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Malta, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna. Gli auditor della Corte stanno conducendo visite di audit in cinque di essi: Romania, Cipro, Italia, Spagna e Portogallo.
La pubblicazione della relazione di audit è prevista per la fine del 2018. Più tardi nel corso dell’anno è prevista anche la pubblicazione della risultanza di un audit correlato sulla gestione del rischio di inondazioni nell’Ue.
Fonte: Corte dei conti europea
Autore: I S
Tag: unione europea ambiente sostenibilità siccità cambiamenti climatici
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