La Dichiarazione di Bergamo e i firmatari
La Dichiarazione di Bergamo poggia su cinque punti fondamentali: tutela dei produttori; cooperazione agricola con l'Africa; trasparenza dei prezzi; battere lo spreco; tracciabilità per i sistemi produttivi territoriali.A siglare la carta sono stati: Maurizio Martina, ministro italiano delle Politiche agricole e presidente del G7 dell'Agricoltura, il viceministro per gli Affari internazionali del Giappone Hiromichi Matsushima, il ministro dell'Agricoltura e dell'agroalimentare del Canada Lawrence Macaulay, il ministro dell'Agricoltura francese Stephane Travert, il ministro dell'Agricoltura della Germania Christian Schmidt, il segretario di stato per l'Ambiente e lo sviluppo rurale della Gran Bretagna Thérèse Coffey, il segretario all'Agricoltura degli Stati Uniti Sonny Perdue.
Gli obiettivi
L'obiettivo, ha dichiarato il ministro Martina, è quello di avere "500 milioni di persone fuori dalla fame entro il 2030, attraverso impegni concreti dei sette paesi. E' questo l'obiettivo che confermiamo come G7 Agricoltura nel solco di Taormina e nella più ampia cornice Fame zero dell'Onu".Per raggiungere il traguardo, ha proseguito Martina, "sarà decisivo il ruolo della cooperazione, perché la maggioranza delle persone che soffrono la fame vive in aree rurali. La fame è una questione prima di tutto agricola. Per questo abbiamo deciso di aumentare gli sforzi per favorire la produttività sostenibile in particolare in Africa, attraverso la condivisione di buone pratiche per aumentare la resilienza e accompagnare lo sviluppo delle comunità locali. Abbiamo affrontato anche il tema della difesa dei redditi degli agricoltori davanti alle crisi dovute al cambiamento climatico e a quelle economiche, affidando il mandato alla Fao per studiare azioni sul tema".
Il fenomeno migratorio
La particolare attenzione alla situazione dell'Africa appare evidentemente come una risposta non soltanto alla fame, alla malnutrizione e alla denutrizione, ma anche al fenomeno delle migrazioni economiche e climatico-ambientali, che hanno visto proprio l'Italia in prima fila fra i paesi che hanno dovuto sostenere il più elevato tasso di migranti provenienti dal continente africano.Alcuni temi, secondo il ministro Martina, meritano l'attenzione e il coinvolgimento della società. "Ci sono temi - ha proseguito Martina - sui quali dovremo aumentare ancora gli sforzi, come la protezione dei suoli e la biodiversità, la maggiore trasparenza nella formazione del prezzo del cibo e la riduzione radicale dello spreco alimentare. Su questi fronti serve più consapevolezza, ognuno deve sentire forte la propria responsabilità. Anche per questo abbiamo voluto un G7 aperto, con una settimana dedicata dalla città di Bergamo a decine di appuntamenti sul tema del diritto al cibo, in continuità col lavoro che l'Italia ha fatto con Expo Milano.
Una partecipazione straordinaria di giovani, organizzazioni non governative, agricoltori, istituzioni, associazioni che hanno dato spunti interessanti per il lavoro di confronto con gli altri ministri. Da Bergamo rilanciamo ancora la sfida per garantire davvero il diritto al cibo di ogni essere umano a qualunque latitudine".
Le priorità della Dichiarazione di Bergamo
Il documento approvato all'unanimità vede alcuni temi fondamentali. Sono cinque. Eccoli.- Tutela del reddito dei produttori dalle crisi climatico-ambientali, mandato alla Fao: la Dichiarazione di Bergamo sancisce fra gli obiettivi quello di promuovere la tutela del reddito dei produttori, a partire dai piccoli, davanti alle crisi economiche e i disastri climatici.
I paesi del G7, insieme a Ifad, World food program e Ocse hanno concordato di affidare alla Fao il compito di studiare un programma di azioni e individuare una definizione unitaria di evento catastrofico che oggi manca. "Questo studio può partire immediatamente - ha annunciato Martina - e il nostro obiettivo è quello di consegnare i risultati ai responsabili del prossimo G7 in Canada, nel 2018". - Più cooperazione agricola con l'Africa: aumento della cooperazione agricola, sviluppo delle partnership nella ricerca, del trasferimento di conoscenza e tecnologia. La zona prioritaria di intervento, anche in relazione al fenomeno migratorio, è il continente africano, dove il 20% della popolazione soffre di povertà alimentare. "In quest'ottica lo sviluppo della banda larga, il sostegno a innovazioni e nuove tecnologie, molto banalmente anche la possibilità di poter prevedere sistemi in grado di prevedere gli avvenimenti climatici, strumenti che noi ad esempio diamo per scontati, ma che possono fare la differenza", ha specificato Martina.
Sul tema è si è soffermato anche il commissario europeo all'Agricoltura, Phil Hogan. "L'agricoltura può contribuire alla soluzione della migrazione. Il 60% della popolazione in Africa dipende dall'agricoltura - ha detto Hogan -. Dobbiamo pensare di istituire più programmi dedicati ai giovani e alle donne, confermando che gli amici africani rivestono un'importanza primaria. Finora 8,6 miliardi di euro sono stati investiti da Ue nei paesi del sub-Sahara, ma dobbiamo impegnarci per sviluppare un regime normativo nuovo e solido, in grado di promuovere l'investimento privato. Vogliamo garantire che coloro che godono di questi benefici siano agricoltori e possano migliorare concretamente il loro reddito". - Maggiore trasparenza nei prezzi del cibo: impegno a rafforzare la trasparenza nella formazione dei prezzi e nella difesa del ruolo degli agricoltori nelle filiere, soprattutto di fronte alle crisi di mercato e alla volatilità dei prezzi. In particolare, sui mercati locali si lavora a partire dalla Fao, per dotare i produttori di strumenti che li aiutino nella definizione dei prezzi anche utilizzando big data e previsioni sull'andamento dei mercati.
- Battere lo spreco alimentare: necessità di rafforzare le norme e le azioni per ridurre le perdite di cibo e gli sprechi alimentari, che oggi coinvolgono un terzo della produzione alimentare mondiale.
- Tracciabilità per i sistemi produttivi territoriali: adozione di politiche concrete per la tracciabilità e lo sviluppo di sistemi produttivi legati al territorio.