L'impresa è stata effettuata dai sub di Dive Planet, uno dei più grandi centri di immersioni in Italia, capitanati da Stefano Paganelli e Beppe Balducci. I sommozzatori si sono immersi nelle acque fuori Rimini per raggiungere il Cargo Anni. Il nome dato a queste bottiglie, Ondina33, richiama un'altra impresa, quella del Dirigibile Italia che nel 1924 sorvolò i cieli di mezza Europa per depositare gli esploratori guidati dal generale Umberto Nobile sui ghiacci del Polo Nord. Ondina33 era il nome che Guglielmo Marconi diede alla radio utilizzata dagli esploratori.
Certamente le immagini dell'impresa sono suggestive e degustare uno spumante che ha passato più di un anno in fondo al mare è una esperienza unica. Ma quali reali effetti hanno avuto le profondità marine sul vino? "A 50 metri di profondità la pressione all'interno della bottiglia e quella esterna si equivalgono", spiega ad AgroNotizie Silvia Casali della tenuta Casali.
"Questo ha un effetto sulla dimensione del perlage. Inoltre la temperatura costante tra gli otto e i nove gradi è ideale per l'affinamento dello spumante".
A fare la sua parte è anche il moto ondoso che nelle profondità marine, dove la luce quasi non arriva, è appena accennato e mantiene in costante movimento il vino. Niente paura però, l'acqua salmastra non incide sul sapore di questo spumante da uve Sangiovese che grazie ad un doppio strato di gommalacca rimane ben isolato.
Ondina33 è una bottiglia per pochi o l'esperimento verrà esteso su più larga scala? "Lavorare a 50 metri di profondità non è semplice, ci vogliono una preparazione e delle attrezzature specifiche", continua Silvia Casali. "Per questo escludo che potremo portare sul fondo del mare grosse quantità di bottiglie. Ma certamente replicheremo l'esperienza che si è rivelata sorprendentemente positiva".