Sull’applicazione della direttiva europea sui nitrati deve aprirsi una nuova fase ed occorre un nuovo approccio integrato degli interventi che tenga conto delle specificità e di tutti gli sforzi già fatti dagli agricoltori in questi anni, sulla base dei piani d’azione regionali, che hanno permesso di ottenere rilevanti miglioramenti della qualità delle acque superficiali e profonde”.

Lo ha detto Antonio Boselli, componente della giunta di Confagricoltura al tavolo di confronto convocato dai ministri delle Politiche agricole e dell’Ambiente con le Regioni e le Organizzazioni agricole sul problema nitrati.

In quest’ottica - ha ricordato - assume una rilevanza fondamentale lo studio previsto dall’Accordo Stato-Regioni del 5 maggio 2011, che dovrà individuare i processi di contaminazione delle acque da nitrati, anche sulla base del ruolo effettivo sull’inquinamento delle acque esercitato dalle diverse sorgenti di contaminazione da nitrati, compreso quella civile che fino ad ora è stata sottovalutata, ai fini dell’aggiornamento delle aree vulnerabili.

I primi dati dello studio, ad avviso di Boselli, sono incoraggianti: nel 50% del territorio del bacino padano è stato evidenziato un basso grado di pericolo da inquinamento da nitrati; il contributo “prevalente” di natura “zootecnica”, interessa nella maggior parte dei casi non più del 10% delle superfici regionali. “Ora occorre accelerare la conclusione dello studio per procedere in  termini rapidi alla revisione delle aree vulnerabili”.

Gli adempimenti vanno semplificati – ha proseguito il dirigente di Confagricoltura - al fine di consentire una gestione dei nitrati di origine agricola, in modo responsabile e con minori vincoli burocratici per le aziende. Ed è compito dei piani di sviluppo rurale delle Regioni prevedere linee di finanziamento per supportare gli investimenti necessari per proseguire nel percorso già iniziato dalle imprese agricole nel ridurre gli impatti ambientali”.

Nel corso della riunione è stato annunciata la volontà di emanare entro giugno due decreti: il primo che modifica ed integra il DM 7 aprile 2006 relativo all’utilizzazione agronomica degli effluenti; il secondo sulla caratterizzazione del digestato equiparabile ai concimi chimici.

A tale proposito Confagricoltura ha chiesto che i due testi normativi risolvano le seguenti problematiche: semplificazione delle procedure relative alla comunicazione ed ai documenti di trasporto; valori di escrezione azotata e di produzione di reflui tarati sulle specifiche e reali condizioni aziendali, utilizzo agronomico del digestato; maggiore flessibilità nei divieti di spandimento dei reflui zootecnici nei mesi autunnali ed invernali; garantire il fabbisogno in elementi nutritivi delle diverse colture; esclusione dal limite dei 170 kg/ha di azoto nelle aree vulnerabili per il digestato equiparabile ai concimi chimici.

È fondamentale – ha sollecitato Boselli - non ostacolare lo sviluppo della zootecnica italiana e non limitarne la competitività nel contesto internazionale; non possiamo permetterci pesanti ripercussioni negative riguardo alla produzione agricola, all’occupazione ed alla tutela del territorio”.

Non va dimenticato – ha concluso il rappresentante di Confagricoltura - che gli effluenti zootecnici ed il digestato sono fertilizzanti estremamente utili per l’agricoltura in quanto contribuiscono a mantenere livelli ottimali di sostanza organica del suolo e a diminuire l’utilizzo di concimi chimici”.