Il calo dei consumi domestici comincia a pesare sull’industria alimentare, con una flessione della produzione di cibo e bevande dello 0,7 per cento tendenziale nel primo bimestre del 2014. Lo afferma la Cia - Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati Istat diffusi oggi.

"D’altra parte con la crisi, il taglio del potere d’acquisto, la disoccupazione galoppante e la fiscalità esasperata, oggi un italiano su due compra solo l’essenziale - spiega la Cia - evitando sprechi e “sfizi” per la tavola (l’85 per cento) e tornando per adempio a fare la “scorta” alimentare (il 39 per cento) approfittando di promozioni, sconti e offerte speciali che ormai riguardano quasi un prodotto su tre sugli scaffali dei supermercati".

La conseguenza è che nel 2013 sono stati spesi “solo” 114 miliardi e 297 milioni di euro, vale a dire 3,6 miliardi di meno rispetto al 2012. Con conseguenze pesanti per le aziende e l’industria agroalimentare che, come ricorda la Cia, ha potuto “salvare” i suoi bilanci soltanto grazie all’export.

"Ecco perché non si può aspettare ancora: il governo deve prendere al più presto provvedimenti seri a sostegno delle famiglie - conclude la Cia - perché senza ripresa della domanda interna e quindi dei consumi, in primis quelli alimentari, non ci può essere ripresa per le imprese e per tutta l’economia".