In Italia, quindi, non c’è solo un gap rispetto agli altri paesi Ue, ma che il “digital divide” rimane molto esteso anche tra le varie aree dello Stivale -osserva l’Agia- come dimostra anche il numero di aziende agricole “informatizzate”: sono il 10,9 per cento al Nord-Ovest e l’8,1 per cento nel Nord-Est, mentre al Sud e nelle Isole rappresentano ancora solo l’1,3 per cento e il 2 per cento rispettivamente.
Ma reti e tecnologie di nuova generazione sono sempre più strategici per rispondere alla crisi e per creare sviluppo e competitività -ricorda l’associazione dei giovani della Cia- perché aumenta le opportunità sociali ed economiche con nuove possibilità di business, che a loro volta generano nuovi posti di lavoro; aumenta la produttività delle aziende riducendo i costi e favorendo la nascita di nuove start-up; permette al Paese di aumentare l’attrazione degli investimenti esteri.
L’esperienza degli agricoltori “under 40” della Cia è esplicativa: in otto casi su dieci si connettono quotidianamente a Internet, mentre in 5 casi su dieci usano la rete per promuovere o vendere i propri prodotti. In questo modo raggiungono più facilmente i consumatori, ampliando la propria clientela. Ma non solo: soprattutto con i social media, che consentono un rapporto estremamente diretto col pubblico, possono condurre indagini di mercato per comprendere e anticipare i gusti e le esigenze dei compratori, orientando al meglio la propria offerta. Un atteggiamento che sta alla base della maggiore capacità delle aziende agricole “young” di fare fatturato: secondo recenti indagini del Ceja, infatti, i giovani imprenditori agricoli hanno un potenziale economico superiore del 40 per cento rispetto ai “senior”.
"Ecco perché ora è necessario spingere sulla banda larga nelle aree rurali -conclude l’Agia Cia- e riavvicinare l’Italia agli obiettivi di Europa 2020. Sarebbe importante convocare nell’immediato un tavolo 'ad hoc' sul tema al Mise, per discutere target e strategie".
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Cia