L'olio extravergine made in Italy sbeffeggiato sulle pagine del New York Times. In una lunga sequenza di 15 slide disegnate da Nichola Blenchman - art director del New York Times Book Review, e basato sul blog "La verità nell'olio di oliva" di Tom Mueller - il quotidiano americano fa a pezzi il prodotto simbolo del made in Italy sostenendo che "gran parte dell'olio italiano venduto come olio di oliva non viene dall'Italia ma da Paesi come Spagna, Marocco e Tunisia", dove le olive vengono trattate e pressate. Dopo di che, l'olio derivante viene caricato e spedito via nave con destinazione Italia, definita "il più grande importatore al mondo di olio di oliva".  

L'infografica, dal titolo “Il suicidio dell’olio extravergine d’oliva” si apre con  un immagine che simboleggia il veleno e dove, al posto del teschio, è stata messa un'oliva con due ossa incrociate. Sottotitolo: "L’adulterazione dell’olio d’oliva italiano".

Mueller, giornalista e collaboratore del New York Times e del National Geographic è laureato ad Harvard e suo è il sito internet Truth in Olive Oil.

"Il racconto del New York Times riporta una realtà purtroppo già nota e denunciata - commenta Coldiretti -, di frodi e contraffazioni come quella scoperta dalla Guardia di Finanza in Toscana che ha portato al sequestro di 8 milioni di bottiglie di olio di oliva destinato al mercato, con una origine e qualità diverse da quelle presentate". 
Non ne esce bene l’Italia, secondo produttore mondiale di olio di oliva dopo la Spagna con circa 250 milioni di piante su 1,2 milioni di ettari di terreno e principale importatore mondiale.
Il fatturato è stimato in 2 miliardi di euro - prosegue Coldiretti un una nota - con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative. Le esportazioni italiane di olio di oliva nel 2013 sono state pari a oltre 1,2 miliardi di euro e gli Usa rappresentano il principale mercato extracomunitario.