Oggi - 12 novembre 2025 - nel pomeriggio il Parlamento Europeo avvierà il dibattito sulla proposta di Quadro Finanziario Pluriennale della Commissione Ue per il 2028-2034, così come recentemente modificato e presentato lo scorso 10 novembre dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, alla presidente del Parlamento di Strasburgo, Roberta Metsola, e alla presidente di turno del Consiglio Ue, la prima ministra danese Mette Frederiksen. Tra le modifiche anche il tentativo di evitare il muro contro muro con il Parlamento proprio sul budget per la Politica Agricola Comune post 2027.
Come noto, il Parlamento Europeo ha preso una posizione nettamente negativa nei confronti della originaria impostazione complessiva del Qfp, con il rinvio alle decisioni di spesa ai Piani nazionali sul modello del Recovery fund e in particolare per quel che riguarda il destino della Pac.
La proposta di Pac nel budget
Alla Pac veniva di fatto tolta completamente l'autonomia finanziaria, in quanto accorpata in un Fondo Unico con i Fondi per la Coesione, con soli 300 miliardi di budget riservati al settore primario unionale. Imponendo quindi un taglio stimato del 20% in valori correnti rispetto alla dotazione finanziaria della programmazione attualmente in corso, anche se con la possibilità per gli Stati membri di attingere altri denari dai Fondi di Coesione per iniziative nel settore agricolo, ma nel quadro di Piani Nazionali.
In più la Pac esce dalla prima proposta della Commissione destrutturata, senza più i due Pilastri e una non chiara possibilità di attingere risorse per gli investimenti in altri capitoli del bilancio, in particolare per le risorse idriche. A tutto questo il Parlamento di Strasburgo ha già detto di no con una posizione molto netta.
La controproposta sulla Pac
La controproposta della Commissione da Bruxelles nelle mani della presidente del Parlamento Metsola, è la seguente: resta la fusione di Pac e Coesione in un Fondo Unico e il trasferimento della gestione delle risorse dalle regioni ai governi, attraverso piani nazionali, ma la von der Leyen ha suggerito l'introduzione di un "obiettivo rurale", che vincolerebbe gli Stati membri a destinare almeno il 10% delle risorse dei Piani Nazionali all'agricoltura e alle regioni.
"È possibile introdurre un 'controllo regionale' per garantire ulteriormente il pieno coinvolgimento delle autorità regionali nella preparazione, attuazione e valutazione dei piani, nonché un chiaro diritto delle autorità regionali di dialogare direttamente con la Commissione", ha aggiunto la leader della Commissione in una lettera inviata qualche giorno fa ai colegislatori - Parlamento Ue e Consiglio Ue.
La risposta della presidente dell'eurocamera Metsola non si è fatta attendere: le proposte aggiornate della Commissione costituiscono "un buon passo avanti" e "il processo proseguirà, anche con il nostro dibattito in plenaria di mercoledì". Un'apertura istituzionale, che però non risolve i quesiti di fondo posti dall'architettura della nuova Pac, né innalza significativamente il budget agricolo.
Cosa può accadere
Per oggi pomeriggio non è previsto un voto, ma quanto può fare il Parlamento di Strasburgo è tanto: intanto, ove i negoziati non dovessero avere buon esito, può sempre porre il veto e far sì che il Qfp torni in Commissione per esser riformulato. Anche se il tentativo in atto da parte della presidente dell'eurocamera Roberta Metsola è di arrivare ad un negoziato concludente, che avrebbe come partecipante anche il Consiglio Ue, dove peraltro è ampia la maggioranza di Paesi contrari al disegno della Commissione sulla Pac. Al momento, pertanto, la prospettiva è che la proposta della Commissione possa ulteriormente ammorbidirsi, ma non certo cambiare radicalmente, motivo per il quale le possibilità di accordo sono minime.
Un coro di no dalle organizzazioni agricole
Intanto, anche le modifiche proposte dalla von der Leyen incrociano il fuoco di fila delle organizzazioni agricole: tutte contrarie e per nulla convinte della bontà della controproposta della Commissione Ue.
Confagricoltura, resta taglio di almeno il 10%
Spara ad alzo zero Confagricoltura, che ha al suo vertice Massimiliano Giansanti, presidente del Copa, l'associazione che riunisce le principali organizzazioni agricole europee: "Fortemente negativo il giudizio di Confagricoltura alle modifiche relative alla proposta di bilancio pluriennale 2028-2034 della Commissione Ue. Per l'agricoltura rimane la programmazione unica con la sua complessità e il rischio di rinazionalizzazione. Le poche risorse aggiuntive sono del tutto insufficienti, e neanche indirizzate prettamente al settore" è scritto in una nota diffusa alla stampa dall'organizzazione agricola.
"Si confermano la struttura e la programmazione basata sul cosiddetto Fondo Unico, e si introduce l'obbligo, per ogni Stato membro, di destinare alle 'aree rurali' almeno il 10% degli importi dei Piani Nazionali al netto dei circa 300 miliardi di euro di finanziamenti diretti già garantiti agli agricoltori" continua la nota, che sottolinea come "Anche con questa percentuale in più, di cui tra l'altro occorre valutarne l'effettiva destinazione, la somma delle risorse per l'agricoltura - avverte Palazzo della Valle - sarebbe comunque inferiore di almeno il 10% rispetto all'attuale dotazione a prezzi correnti".
L'obiettivo della Confederazione è, e rimarrà, quello di garantire una politica di settore adeguata alle sfide a cui gli agricoltori sono chiamati, e questo passa da una Pac che non toglie, né diluisce, le risorse per il settore.
"Le modifiche evidenziano l'insensibilità della presidente von der Leyen - aggiunge la nota - che conferma il passo falso della proposta di luglio della Commissione, prontamente segnalato da Confagricoltura. La Confederazione pertanto continuerà con forza l'azione sindacale e la mobilitazione a favore dell'agricoltura italiana ed europea".
Coldiretti, taglio resta del 20%
Per Coldiretti "La revisione del regolamento sul Fondo Unico, con cui la Commissione tenta di attenuare la mole di critiche ricevute da Parlamento, governi e rappresentanze economiche e sociali, appare completamente inadeguata. Oltre al fatto che le risorse rese disponibili restano insufficienti, l'assegnazione di un budget aggiuntivo alla Pac sarà solo nominale: i fondi saranno infatti destinati alla realizzazione di piani integrati territoriali, accendendo la competizione tra settori e sottraendo risorse dirette agli agricoltori".
Per Coldiretti resta il taglio del 20% e resta lo scoglio della fine di una politica europea unitaria per l'agricoltura: "Siamo in mobilitazione permanente da tempo - hanno dichiarato ieri il presidente di Coldiretti Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo - perché stiamo assistendo, da parte della Von der Leyen, all'ennesimo tentativo di affossare la nostra agricoltura. Con la rinazionalizzazione dei fondi della Pac si sancisce la fine della prima, più grande e più identitaria politica comune dell'Unione Europea. Si tratta di un colpo mortale all'idea stessa di Europa".
"Ora chiediamo al Parlamento Europeo di respingere questa proposta per il futuro delle aziende di tutto il continente. La Von der Leyen - proseguono Prandini e Gesmundo - sembra non comprendere che il taglio del 20% delle risorse destinate agli agricoltori andrà a colpire tutti gli europei. Si passerà infatti dal 30-35% al 14% di un bilancio che, al contrario, crescerà fino a 2mila miliardi di euro. Una scelta dietro la quale si nasconde la volontà di deresponsabilizzare la Commissione, ribaltando sugli Stati membri la gestione di risorse sempre più rigide e frammentate, in un bilancio intoccabile che vincolerà l'Europa per i prossimi sette anni".
Cia, proposta von der Leyen non degna della nostra agricoltura
"Accogliamo le dichiarazioni da parte della presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, sulle modifiche al Qfp, ma l'agricoltura resta per noi sotto attacco - ha commentato lunedì scorso il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini -. Auspichiamo che il Parlamento Europeo non indietreggi, anche in vista della plenaria del 12 novembre, o saranno state vane tutte le battaglie e gli appelli di questi mesi contro il FondoUunico e il taglio di budget del 20%".
Da sempre, a non convincere per nulla Cia è l'idea del Piano di partenariato in cui confluirebbero i fondi della politica di coesione, ma anche quelli della Pac, della politica sociale, per la migrazione e la sicurezza interna. "Così si frammentano le politiche nazionali e si crea disparità tra Stati - aggiunge Fini - senza parlare delle ricadute sulla ripartizione delle risorse che mette in competizione comparti strategici se alleati. Un danno che, ancora una volta, chiama alla mobilitazione perché ricade sul reddito degli agricoltori, sulle aree rurali; più in generale sulla tenuta del mercato unico".
Per Cia, questa governance non può tenere: è priva di semplificazione normativa e oltretutto indebolita sul fronte delle risorse. "Forse non è chiaro - conclude Fini - che questo non è un braccio di ferro con gli agricoltori, ma una sfida comune a difesa della sicurezza alimentare di milioni di cittadini europei".






























