Dovrebbe essere il settore più “resistente” ai colpi della crisi, visto che si può fare a meno di molte cose ma non del cibo, e invece anche il capitolo alimentare ormai da tempo è stato travolto dal crollo generale dei consumi.
Nei primi sette mesi del 2013 le vendite dei prodotti alimentari sono diminuite dell’1,6 per cento, con un calo non solo per i piccoli negozi (-3,5 per cento) ma anche per la Grande distribuzione organizzata (-0,9 per cento) nonostante il moltiplicarsi di promozioni e offerte speciali, con più di un quarto dei prodotti presenti sugli scaffali a prezzo scontato.

"Nonostante l’altissima pressione promozionale, insomma, le famiglie continuano a non comprare - sottolinea la Cia - Confederazione italiana agricoltori - con il risultato che le vendite alimentari tra gennaio e luglio si sono ridotte nei supermercati (-1,7 per cento) e negli ipermercati (-2,4 per cento). Addirittura gli stessi discount, ultimo baluardo della spesa “low-cost”, resistono ma con un lieve +1 per cento nella prima metà dell’anno".

"E’ chiaro quindi che il timidissimo incremento tendenziale di luglio (+0,2 per cento) delle vendite di prodotti per la tavola certo non basta a invertire un trend così negativo" evidenzia la Cia, ricordando che i consumi sono tornati ai livelli di trent’anni fa, con oltre 16 milioni di famiglie costrette a tagliare di netto anche su quantità e qualità del cibo. "E purtroppo le prospettive per il futuro restano “nere”, se non si prenderanno al più presto provvedimenti a sostegno delle famiglie e se si andrà avanti con il previsto aumento dell’Iva".