Sicurezza alimentare (63%) e qualità (54%) sono le aree che le aziende considerano più vulnerabili nella gestione della filiera. Meno temuti i rischi finanziari (38%), quelli legati al rispetto di leggi e regolamenti (35%), e all’ambiente (29%). Fanalino di coda le relazioni con le comunità (10%) e l’etica (8%). Le aziende italiane considerano la qualità al primo posto, ma riconoscono grande peso ai rischi finanziari, più che alla sicurezza alimentare, probabilmente data un po’ più per scontata. In Italia, inoltre, solo il 17% dei professionisti intervistati vede nell’impatto ambientale una possibile area di minaccia del business.
La filiera produttiva nel food & beverage è un terreno complesso e per ridurre i rischi bisogna combinare diversi strumenti. Non c’è un’azione di mitigazione del rischio a cui si ricorre più di altri, le aziende le implementano tutte in misura superiore all’80%: dall’esclusione di fornitori provenienti da aree sensibili, alla diversificazione degli stessi, ad attività di sviluppo dei propri fornitori. E ancora, attività di assessment, certificazione secondo standard normativi, piani di gestione delle emergenze e trasferimento del rischio. A scegliere la strategia di diversificazione dei fornitori o a evitare di ricorrere a fornitori situati in Paesi a rischio, sono soprattutto le piccole aziende. Le grandi aziende rivelano un approccio più strutturato, optando per attività di assessment sui fornitori e sui rischi, per la collaborazione nello sviluppo di fornitori strategici, le certificazioni e le attività di preparazione alle emergenze.
Le attività di assessment sono ritenute le più efficaci, soprattutto per la gestione delle problematiche connesse alla qualità e alla sicurezza alimentare, al pari di certificazione e attività per la gestione delle emergenze, che sono anche le azioni preferite per far fronte a potenziali rischi ambientali. Le aziende che hanno implementato azioni di mitigazione del rischio lungo la filiera dichiarano di averne tratto dei benefici sia nel miglioramento della qualità del prodotto (74%) e vantaggio competitivo (51%), sia per quanto concerne la reputazione di marca (42%).
Apparentemente il costo (62%) sembra un freno, ma i benefici complessivi risultano senz’altro superiori agli investimenti richiesti: solo il 9% degli intervistati ritiene che i benefici siano inferiori ai costi sostenuti.
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Fonte: Dnv Business Assurance