Confetture e succhi di frutta confezionati oltre 15 anni fa, falso miele biologico proveniente da Paesi dell'Est, pecore e agnelli importati dalla Romania e dall'Ungheria che diventano "made in Italy", con tanto di marchio Igp, Indicazione Geografica Protetta.
Sono solo alcuni degli episodi raccolti dalle cronache di questi giorni e ogni volta che ciò accade molti si interrogano su quanto sia sicuro il cibo che portiamo in tavola. Domanda legittima, ma sbagliata nella sua genesi.
Ci si ferma al singolo episodio dimenticando che ogni sequestro di alimenti è la riprova dell'efficacia del sistema di controlli e verifiche che vede l'Italia primeggiare in tema di sicurezza alimentare.
Merito di un'efficace rete che in ogni segmento e con particolare attenzione alle produzioni animali verifica il rispetto di norme e regolamenti.
Ma i controlli potrebbero non bastare se alle spalle non ci fosse un sistema produttivo che ha messo la sicurezza al primo posto. Vediamo qualche dato.
I prodotti vegetali
In campo vegetale Efsa, Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, ha analizzato oltre 110mila campioni raccolti in modo casuale fra i vari Paesi dell'Unione Europea.
Sono stati cercati residui di agrofarmaci, patogeni, inquinanti e ogni sostanza indesiderata e pericolosa.
Il risultato ha confermato che più del 96% dei campioni era in perfetta regola.
Meglio di altri ha fatto l'Italia, dove le analisi hanno riscontrato presenze sopra i limiti solo nell'1% dei casi. In altre parole il 99% dei campioni, la quasi totalità, non presentava alcuna irregolarità.
Resta, si potrà pensare, l'incertezza su quell'uno percento, che per quanto modesto può rappresentare motivo di preoccupazione.
È per questo che esistono i controlli, in Italia più che altrove, come vedremo dopo aver dato un'occhiata a cosa accade in campo zootecnico.
Carne e latte
Ancor più che le produzioni vegetali, quelle di origine animale possono rappresentare una fonte di preoccupazione sia per la presenza di residui di farmaci, sia per eventuali patologie che dagli animali possono trasferirsi all'uomo.
Anche in questo caso è l'Efsa che a livello europeo, insieme ad altre istituzioni di carattere sanitario, si occupa di monitorare costantemente la situazione.
Il più recente rapporto di Efsa offre incoraggianti conferme. Nelle carni e nel latte prodotti in Europa non c'è alcuna traccia di ormoni, vietati ormai da decenni.
Pochi i casi di residui di farmaci e in particolare di antibiotici.
A dispetto della diffusa opinione di un abuso di antibiotici a uso veterinario, è proprio in campo animale che il consumo si riduce di anno in anno, mentre è aumentato in campo umano.
Ancora una volta lasciamo ai numeri il compito di parlare.
Il rapporto di Efsa sull'impiego del farmaco veterinario ci dice che su oltre mezzo milione di analisi effettuate in tutta Europa solo lo 0,11% dei campioni (praticamente nulla), è risultato non in regola, a volte per motivi banali e non per palesi illeciti.
Ottimi i risultati dell'Italia. Nessun caso difforme negli avicoli, solo lo 0,05% nei bovini e ancor meglio i suini (0,04% di campioni irregolari).
I controlli e i controllori
Dai campi e dalle stalle escono dunque prodotti per gran parte sani e sicuri.
Ma quelle pur poche partite non in regola, si dirà, possono giungere sulle nostre tavole e attentare alla salute di chi le consuma.
È qui che entra in gioco un poderoso sistema di vigilanza strutturato su più livelli che altri Paesi ci invidiano.
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Si inizia dal Ministero della Salute, cui spetta il compito di coordinare e di definire i vari piani di controllo. Fondamentale il rapporto di sinergia con il dicastero agricolo. L'Istituto Superiore di Sanità è il referente scientifico di riferimento.
A livello territoriale le singole Aziende Sanitarie Locali (Asl) attuano i controlli all'origine.
Nei laboratori degli Istituti Zooprofilattici si procede all'analisi dei campioni e agli accertamenti sanitari.
Toccherà infine ai Nas, Nuclei Antisofisticazioni e Sanità, un reparto speciale dell'Arma dei Carabinieri, intervenire lungo tutta la filiera produttiva, dal campo alla tavola, dall'allevamento al punto di vendita o di consumo.
Il "sistema" italiano
Un lavoro ciclopico che vede impiegate diverse professionalità. In ognuno dei "gangli" di questo percorso troveremo fra gli altri tecnici e specialisti in varie materie, insieme a figure sanitarie, fra queste medici e veterinari. Questi ultimi meritano un cenno a parte.
In Italia sono circa trentamila i veterinari e più di cinquemila di questi sono impegnati nella sanità pubblica.
Peculiarità tutta italiana è la appartenenza di questi professionisti al Ministero della Salute e non al dicastero agricolo, situazione invece frequente nella maggior parte degli altri Paesi.
Come a sottolineare che in Italia sono in prevalenza gli aspetti sanitari, e non quelli produttivi, a guidare l'opera di questi professionisti.
Veterinari li troveremo nelle Asl, negli Istituti Zooprofilattici, nel controllo ai macelli e alle dogane, laddove esistono, e infine anche nei Nas.
Centrale poi la figura del veterinario aziendale per assolvere gli obblighi imposti agli allevamenti, di carattere amministrativo oltre che sanitario.
Garanzia di sicurezza
Allora non deve stupirci e nemmeno allarmarci se le cronache riportano notizie di sequestri di derrate alimentari non in regola, di frodi alimentari, di esercizi commerciali sanzionati.
È il risultato dell'eccellente e puntiglioso lavoro svolto da una poderosa ed efficiente "macchina" che si occupa di far arrivare sulle nostre tavole solo cibo sicuro. Non resta che complimentarci con loro.
Questo articolo è stato modificato dopo la pubblicazione il 9 settembre 2025 nel primo paragrafo del capitoletto intitolato "Il 'sistema' italiano"





























