L'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare ha pubblicato uno studio sullo stato dell'arte in materia di rischi per api da miele, bombi e api solitarie derivanti dagli agrofarmaci. Partendo da questo lavoro l'Efsa svilupperà poi specifiche linee guida per valutare eventuali rischi per le api connessi all'utilizzo di prodotti fitosanitari di cui potranno avvalersi i soggetti coinvolti nella loro valutazione e dei principi attivi in essi contenuti, tra cui l'industria e le autorità pubbliche.

Il parere pubblicato sui presupposti scientifici che costituiranno il fondamento delle linee guida è stato richiesto dalla Commissione europea e risponde alle preoccupazioni sempre più diffuse tra i membri del Parlamento europeo e le associazioni di apicoltori circa l'adeguatezza dell'attuale modello di valutazione del rischio.

Il gruppo di esperti scientifici dell'Efsa sui prodotti fitosanitari e i loro residui (Ppr) è partito dal presupposto che, per sviluppare solide procedure di valutazione del rischio ambientale, è fondamentale sapere cosa proteggere, dove e in quale periodo. Gli esperti scientifici hanno esaminato in dettaglio quattro ambiti chiave:

• gli effetti cronici e acuti dei prodotti fitosanitari sulle api, in particolare per quanto riguarda la sopravvivenza e lo sviluppo delle colonie;

• le modalità di valutazione degli effetti a lungo termine relativi all'esposizione a basse concentrazioni;

• l'esigenza di considerare gli effetti cumulativi e combinati di diversi agrofarmaci;

• i protocolli di test esistenti e eventuali nuovi protocolli che tengano conto dell'esposizione delle api ai prodotti fitosanitari attraverso il nettare e il polline.

 

Due programmi di valutazione

Il documento propone due programmi di valutazione distinti: uno per le api da miele, l'altro per i bombi e le api solitarie. Nella fase iniziale si suggerisce l'inserimento di un test di tossicità che copra un periodo di esposizione compreso tra i sette e i dieci giorni per le api adulte e le larve. Entrambi gli stadi di vita possono implicare un periodo di esposizione superiore a un giorno, determinando un rischio non previsto dai test standard.

Gli esperti dell'Efsa di agrofarmaci suggeriscono inoltre di migliorare le correnti procedure di test in laboratorio, in semi-campo (gabbie, tunnel e tende) e sul campo. Attualmente diverse vie di esposizione (esposizione intermittente e prolungata di api adulte, esposizione per inalazione ed esposizione di larve) non vengono valutate durante i test di laboratorio e gli effetti di dosi 'subletali' degli agrofarmaci non sono trattati in modo completo.

 

I punti deboli dei test

Nei test su campo e in semi-campo, vari punti deboli generano alcune incertezze sull'effettiva esposizione delle api da miele, vi è la necessità di migliorare i metodi per rilevare la mortalità delle api, l'osservazione degli effetti subletali e l'analisi statistica dei risultati derivanti dai test.

Generalmente l'uso dei prodotti fitosanitari viene citato come uno dei possibili fattori che contribuiscono alla riduzione del numero di api in alcune aree del mondo. Questa diminuzione è preoccupante perché le api,  svolgono un ruolo importante nell'impollinazione di una vasta gamma di colture e piante selvatiche. Si valuta che la produzione di circa l'80% delle 264 specie coltivate nell'Unione europea dipenda direttamente dagli insetti impollinatori, per la maggior parte costituiti da api. Il valore monetario annuo globale dell'impollinazione è stimato nell'ordine dei miliardi di dollari.

Attualmente gli esperti scientifici dell'Efsa stanno sviluppando un programma di lavoro dedicato e coordinato relativo alle api nei settori degli agrofarmaci, della salute di animali e vegetali e degli organismi geneticamente modificati. L'Autorità sta inoltre effettuando un'analisi delle carenze in materia di valutazione del rischio e raccolta dei dati e individuerà aree bisognose di ulteriore ricerca. Gli esperti dell'Efsa di agrofarmaci stanno anche predisponendo una dichiarazione scritta su due articoli recentemente pubblicati sulla rivista Science che suggeriscono un nesso tra neonicotinoidi e sopravvivenza delle colonie di api.