Cia: 'Il caro-benzina mantiene alta l'inflazione'

"Il caro-benzina mantiene alta l'inflazione a luglio (più 2,7%) e pesa come un fardello sugli agricoltori, aumentando sensibilmente i costi di produzione per le imprese. Nonostante questo, nel corso del mese i prezzi degli alimentari hanno cominciato a 'raffreddarsi', calando dello 0,8% su base congiunturale e attestandosi al più 2,3% sull'anno". 

Ad osservarlo è la Cia commentando le stime diffuse dall'Istat

"I prodotti non lavorati sono diminuiti del 2,6% su base mensile, principalmente per effetto del calo drastico dei prezzi di frutta (-11,4%) e vegetali (-5,5%). L'agricoltura, quindi - nota la Cia - contribuisce a contenere la 'corsa' degli alimentari e tiene stabile l'inflazione facendo da contrappeso all'ennesimo aumento delle quotazioni di energetici e trasporti. E tutto mentre il settore vive un momento di fortissima crisi, con prezzi sui campi non remunerativi (proprio i listini dell'ortofrutta sono crollati all'origine del 20% in media) e con costi di produzione record, frutto del 'boom' del gasolio agricolo (+17% a luglio)".

"Finora, però - chiarisce la Cia - la lieve flessione dei prezzi alimentari non ha aiutato i consumi a risalire la china".

Confagricoltura: 'Tre kg di pesche per pagare un caffè'

"I generi alimentari freschi, il cui prezzo è sceso a luglio del 2,6%, continuano a fare da parziale ammortizzatore ad un'inflazione calcolata dall'Istat al 2,7% su base annua, il livello più alto registrato dal novembre 2008. Ma questo ruolo di salvagente contro il carovita i produttori agricoli lo hanno assunto a proprie spese". Lo afferma Confagricoltura, in occasione della rilevazione sui prezzi al consumo provvisori di luglio diffusa dall'Istat. 

"Manca un'equa distribuzione del reddito nell'intera filiera ortofrutticola. All'agricoltore occorre il ricavato di oltre tre kg di pesche per prendere un caffè al bar. Un chilo di pesche nettarine - prosegue Confagricoltura - viene pagato all'origine 35 centesimi ma produrlo costa 45 centesimi, quindi c'è una perdita secca per il frutticoltore di 10 centesimi. Il bello è che lo stesso chilo di pesche sul cartellino del mercato è prezzato mediamente 1,90 euro, oltre sei volte quello che il produttore ha ricevuto dal grossista".