Immersa tra colline vulcaniche alle falde del monte Vultura nel cuore della Basilicata, a Venosa in provincia di Potenza, la giovane azienda Regio Cantina lavora, sulle pendici di un antico vulcano spento, 15 ettari di vigneto.
Tutti situati a quattro-seicento metri sul livello del mare, godono di una posizione favorevole che associata alla qualità del terreno di natura lavica, regala frutti generosi da cui scaturisce l'Aglianico Doc del Vùlture di un color rubino o, se maggiormente invecchiato, di un granato vivace.
La scelta di metodi tradizionali, di attenzione alla qualità delle uve e alla cultura del territorio, unita all'orientamento innovativo aziendale, hanno recentemente portato, da quest'anno, Regio Cantina a divenire parte del progetto Magis.
“Da sempre sensibile ai rischi legati all'ambiente e all'impiego dei fitofarmaci e quindi, alla salute sia degli operatori che del consumatore finale, la nostra azienda” spiega Giovanni Montrone, agronomo di vigna, “ha trovato nel progetto Magis le linee chiave che meglio si legano alla filosofia aziendale orientata ad una viticoltura ecosostenibile”.
Un'attenzione, spiega l'esperto, dettata dall'amore per la terra e per i prodotti che da essa nascono ma anche dalle esigenze di mercato.
Se è vero che risulta essere decisamente prematura la valutazione dei benefici del protocollo Magis in vigna, risulta altrettanto interessante indagare e capire le motivazioni che, a due anni dall'avvio del progetto, spingono sempre più aziende ad aderirvi.
“La nostra produzione” prosegue Montrone, “quarantamila bottiglie all'anno, viene commercializzata in Italia ma anche all'estero. Germania, Danimarca e Inghilterra rappresentano, ad oggi, i nostri mercati di riferimento.
In questi paesi l'attenzione alle caratteristiche salutistiche ed ambientali delle produzioni è sempre stata alta, oggi tale consapevolezza è nata e sta crescendo molto rapidamente anche nel nostro paese.
Questo ci spinge, come produttori, ad aumentare sempre di più il livello di attenzione ambientale e territoriale. L'adesione al protocollo Magis, dunque, è un'opportunità, diretta conseguenza, di questa attenzione”.
Partita, con 3 ettari, lo scorso maggio in concomitanza con l'epoca del primo trattamento, “la sperimentazione del protocollo Magis” prosegue l'agronomo, nel settore da oltre trent'anni, “ha già consentito di effettuare un trattamento in meno rispetto all'appezzamento testimone ottenendo lo stesso risultato e senza alcuna problematica fitoiatrica.
La ricaduta di ciò, è concretizzabile in una riduzione dei costi dei fitofarmaci ma anche del carburante, della manodopera oltre ad altre incidenze economiche per l'azienda; ma soprattutto, viene ridotto l'impiego dei prodotti chimici e, quindi, l'impatto aziendale.
Fino all'attuale fase fenologica” prosegue e conclude, “a livello gestionale, possiamo dire che tutto rientra nella normalità degli interventi e rispetto al testimone è stata attuata solo un migliore gestione della chioma”.