Il maltempo atteso nelle regioni del nord dopo mesi di siccità è arrivato con forti temporali e grandine localizzati che hanno colpito a macchia di leopardo provocando gravi danni alle coltivazioni agricole senza peraltro portare ristoro ai campi assetati di acqua. 

E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti nel sottolineare che particolarmente grave è la situazione in Veneto dove chicchi di grandine grossi come noci sono caduti nella Marca trevigiana distruggendo le colture di mais e soia già in difficoltà per il caldo torrido. 

"La grandine è la più temuta dagli agricoltori in questo periodo perché provoca danni irreversibili alle coltivazioni mentre la pioggia per essere di sollievo alle colture deve cadere - sottolinea la Coldiretti - in maniera costante, duratura e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l'acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento con gravi rischi per l’erosione del suolo. Dopo un autunno ed un inverno piovosi, la primavera - continua la Coldiretti - è stata fino ad ora calda e particolarmente asciutta provocando l’allarme siccità in molte zone della Pianura padana".

Gli effetti sono visibili sull’ambiente con il Lago Maggiore che a Sesto Calende è a un l livello idrometrico sotto il minimo storico del periodo. 

A farne le spese sono soprattutto le coltivazioni agricole dove si contano danni per il crollo delle produzioni e aumento di costi per l’impiego dell’acqua. In alcune aree si è dovuti ricorrere alle irrigazioni di soccorso per salvare le coltivazioni a rischio, dal pomodoro al mais, mentre in altre è crollato del 40% il raccolto del primo taglio del fieno necessario all’alimentazione del bestiame, come nelle province di Lecco e Como.