Le piccole e medie imprese agricole avranno tempo fino al 31 marzo 2011 per fare domanda e accedere ai fondi previsti dal regime di aiuto temporaneo alle aziende.
La Commissione europea ha infatti prorogato di un anno, fino al 31 dicembre 2011, le misure straordinarie dovute alla crisi economica. Dall'ottobre 2009, nell'ambito del "quadro temporaneo", sono comprese anche le realtà imprenditoriali "che operano nel settore della produzione primaria dei prodotti agricoli", che possono accedere a finanziamenti fino a 15mila euro. Nell'arco di un triennio e in un regime "de minimis", che è la definizione della Commissione per gli aiuti di piccola entità, per l'attivazione dei quali non è necessario ottenere l'autorizzazione comunitaria.

Il regime di aiuti di Stato alle Piccole e medie imprese previsto dal quadro temporaneo può applicarsi anche alle realtà che operano nel settore della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti agricoli, tranne quando "l'aiuto sia subordinato alla condizione di venire parzialmente o interamente trasferito a produttori primari". Alle imprese di trasformazione si applica tuttavia la disciplina degli aiuti di Stato nel settore industriale, che fissa il tetto massimo degli aiuti a 500mila euro.

Quindicimila euro per azienda agricola, una goccia nel mare, pur sempre qualcosa: "uno dei pochi strumenti attivabili a sostegno delle imprese agricole colpite dalla crisi finanziaria", sottolinea il ministero delle Politiche agricole in una nota.
D'altro canto il "quadro temporaneo" è stato varato per agevolare l’accesso delle imprese ai finanziamenti, non per sostenere direttamente i redditi, la dimensione dell'attività agricola colpita più duramente dalla crisi.
Secondo gli ultimi dati della Direzione generale agricoltura della Commissione, nel biennio 2004-2006 solo il 35% delle aziende dell'Ue a 25 è stata in grado di coprire i costi.

Per quanto concerne i redditi degli agricoltori, la recessione ha cancellato in soli due anni i progressi degli ultimi quindici, e il settore detiene il triste primato di segmento meno remunerativo di tutta l'economia europea.