Aumentano dell'1% le esportazioni italiane nel mese di gennaio 2010 (-1,4% verso Paesi Ue e +4,7% verso quelli extra-Ue) e subiscono una flessione dello 0,3% le importazioni (+3,2% verso Paesi Ue e -3,7% verso quelli non comunitari).
E' quanto emerge dall'ultimo comunicato stampa diramato dall'Istat che evidenzia andamenti tendenziali positivi nelle esportazioni  di prodotti alimentari, bevande e tabacco (+2,4%);  energia (+41%);  e negativi nelle importazioni (-5,5% per beni non durevoli). 
Analizzando i settori più rilevanti si registrano incrementi nelle esportazioni (coke e prodotti petroliferi +53,6%) e variazioni nelle importazioni (gas naturale -42,4%, petrolio greggio +68,3%, coke e prodotti petroliferi +55,4%). 
La dinamica delle esportazioni ha andamenti sensibilmente diversificati (negativa verso l'area ue e positiva verso quella extra Ue) così come quella delle importazioni.
 
Nonostante l'aumento dell'export agroalimentare, i prezzi all'origine crollano
"Nonostante la sostanziale tenuta delle esportazioni alimentari e dei consumi interni si è verificato un crollo dei prezzi riconosciuti agli agricoltori che nel corso del 2009 si sono ridotti dell'11%, mettendo a rischio il futuro dell'attività agricola in Italia".
Questo il commento della Coldiretti riguardo ai dati sul commercio estero diffusi dall'Istat. "Un calo che - continua la Coldiretti - non ha determinato alcun beneficio per i consumatori con il prezzo medio al consumo degli alimentari e delle bevande aumentato dell'1,8% nel corso del 2009, a conferma delle pesanti distorsioni che permangono nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola e che danneggiano agricoltori e consumatori". 
 
Secondo Confagricoltura, ci sono le premesse per rilanciare l'export agroalimentare
"Se è vero che, sempre a gennaio 2010 su gennaio 2009 - prosegue Confagricoltura - sono diminuite dell'1,9% le esportazioni di prodotti agricoli allo stato naturale, c'è anche da dire che sono cresciute del 2,4% quelle dei prodotti agricoli trasformati. Ci sono le premesse per rilanciare l'export agroalimentare, anche se sembra difficile che il settore possa colmare velocemente il gap rispetto ai valori di picco degli scambi raggiunti nei mesi immediatamente precedenti la crisi".