Le importazioni di frutta straniera in Italia sono aumentate del 22% con il rischio concreto che venga spacciato come Made in Italy prodotto importato da migliaia di chilometri di distanza perché molto spesso sugli scaffali mancano le etichette ed i cartellini con l’indicazione di provenienza. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al primo trimestre del 2009 che evidenziano una vera 'invasione' dall’estero nonostante la grande varietà e qualità della produzione nostrana.
Il rischio, sottolinea la Coldiretti, è di acquistare le pere argentine ammantate di tricolore, l’uva da tavola coltivata all’ombra dei trulli sudafricani o ciliegie italiane provenienti in realtà dalla Spagna, paese da cui vengono 'rinazionalizzate' anche albicocche, arance, limoni 'Amalfi' e pesche.
La Coldiretti ha recentemente presentato un esposto all’antitrust nei confronti della pubblicità di una nota catena di supermercati che nell’offerta promuoveva a prezzo vantaggioso pesche gialle dichiarate 'italiane' che erano in realtà spagnole. Di frutta e verdura fresche le famiglie italiane ne hanno consumato 2,7 milioni di tonnellate (+0,6% sul 2008), spendendo 4,3 miliardi di euro nel primo quadrimestre secondo el analisi GFK- Eurisko.
In questa fase stagionale occorre, sostiene la Coldiretti, intensificare i controlli sui banconi dell’ortofrutta per il rispetto del decreto legislativo 306/02 che definisce le sanzioni per chi non rispetta l'obbligo di indicare in etichetta le informazioni relative all'origine, alla categoria, alla varietà, nonché al prezzo  della frutta e verdura messe in vendita sia nel caso di prodotti confezionati che in quelli venduti sfusi, per i quali possono essere utilizzati appositi cartelli o lavagnette.
La mancanza delle etichette con l'indicazione dell'origine impedisce, sostiene la Coldiretti, di fare scelte consapevoli e di capire quali prodotti sono di stagione nel nostro Paese e quale è quindi il momento migliore per acquistare le pesche, i kiwi o l’uva, che evidentemente non sono presenti in Italia dodici mesi all'anno. Acquistare Made in Italy significa, precisa la Coldiretti, garantirsi prodotti da primato a livello internazionale sul piano della sicurezza alimentare considerato che secondo gli ultimi dati del ministero della Salute sono risultati irregolari meno dell’uno per cento dei campioni di frutta, verdura, cereali, olio e vino esaminati per la presenza di residui chimici.