Il fatto che nel gennaio 2009 la crescita dei prezzi alimentari in Italia sia risultata superiore del 40% rispetto alla media dei primi 15 paesi dell'Unione europea dimostra l'esistenza di pesanti distorsioni nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola.
E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare i dati comunicati dall'Istat nel corso dell'audizione al Senato dai quali emerge che nel gennaio 2009, in particolare, il tasso tendenziale di crescita dei prezzi degli alimenti e' risultato pari al 3,7% in Italia, contro il 2,3% della Francia, l'1,9% della Spagna, l'1% della Germania e del 2,6% nell'Unione europea a 15.
Dall'analisi Istat si evidenzia che, sottolinea la Coldiretti, le maggiori differenze rispetto ai partner comunitari si sono verificate per il capitolo pane, pasta e cereali che utilizzano materie prime come il grano il cui prezzo è fissato a livello internazionale e non presenta differenze tra i diversi Paesi. L'aumento della forbice dei prezzi tra produzione e consumo, continua la Coldiretti, conferma la presenza di forti distorsioni esistenti nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola in Italia, che danneggiano imprese agricole e consumatori. Nel 2008, precisato la Coldiretti, le inefficienze e le speculazioni sono costate alle tasche degli italiani 4 miliardi di euro con l'aumento dei prezzi per i prodotti alimentari che è stato in media del 5,4% superiore al 3,3% dell'inflazione generale con un differenziale del 2,1% che tende ad allargarsi nel 2009 (2,2% a gennaio) nonostante il forte calo dei prezzi delle materie prime agricole.
Gli italiani hanno speso 205 miliardi in alimenti e bevande (141 miliardi in famiglia e 64 fuori) che rappresentano ben il 19% della spesa familiare ed è quindi necessario, afferma la Coldiretti, interrompere un trend che impoverisce cittadini e imprese agricole in un difficile momento di crisi economica.
L'obiettivo è quello di ridurre la forbice dei prezzi tra produzione e consumo per recuperare valore per le imprese e per i cittadini. Qui non c'entra né la crisi mondiale né altro, si tratta semplicemente di una prolungata rapina che, sostiene la Coldiretti, dobbiamo fermare con il nostro progetto per una filiera tutta agricola, tutta italiana e firmata dagli agricoltori. In generale, per ogni euro speso dai consumatori in alimenti ben  60 centesimi vanno alla distribuzione commerciale, 23 all'industria alimentare e solo 17 centesimi agli agricoltori.
I prezzi, conclude la Coldiretti, aumentano quindi in media quasi cinque volte dal campo alla tavola e esistono dunque ampi margini da recuperare, con piu' efficienza, concorrenza e trasparenza, per garantire acquisti convenienti alle famiglie e sostenere il reddito degli agricoltori in un momento di difficoltà economica.