Favorire il ricambio generazionale in agricoltura attraverso una politica realmente attenta alle esigenze dei giovani che devono poter contare su misure che permettano un più facile accesso alla terra e al credito. Insomma, una strategia nuova e propulsiva per aprire prospettive di sviluppo e competitività. Questo il concetto espresso oggi a Roma dall’Agia, l’Associazione dei giovani imprenditori agricoli della Cia (Confederazione italiana agricoltori), in occasione della manifestazione celebrativa dei cinquant’anni di fondazione del Ceja (Consiglio europeo dei giovani agricoltori), che si è svolta in Campidoglio, nella Sala Giulio Cesare. 
In Italia i giovani agricoltori incontrano ancora troppe difficoltà e il ricambio generazionale è lento e spesso volte diventa anche impossibile. Attualmente nel nostro Paese il rapporto giovani-anziani in agricoltura è di uno ad otto, mentre in Europa scende da uno a quattro. E’, quindi, indispensabile operare, ribadisce l’Agia, con una rinnovata azione che garantisca ai giovani gli strumenti necessari per potere sviluppare compiutamente le loro potenzialità in campo imprenditoriale.
Non a caso, alla base della mobilitazione della Cia vi sono anche le richieste per dare ai giovani quelle politiche necessarie per entrare a pieno titolo in agricoltura. Da un più facile accesso al credito e alla terra alla riduzione dei costi produttivi e degli oneri sociali, da un effettivo alleggerimento del carico fiscale a finanziamenti ed interventi veramente propulsivi.
Dunque, anche per l’Agia è il momento di passare ai fatti concreti. C’è l’esigenza di volta pagina e dare quelle certezze che oggi mancano ai giovani agricoltori. La strategia per il ricambio in agricoltura, oltre a guardare in modo coerente alla molteplicità di fattori che lo costituiscono e a corrispondervi con risposte chiare e mirate, deve avere la necessaria “lungimiranza”; ossia, deve essere in grado di guardare ai giovani imprenditori non oggi e non domani, ma per i prossimi anni. 
Il mondo agricolo, più degli altri settori produttivi in Italia, risente, dunque, della mancanza del necessario ricambio generazionale. Molte imprese agricole in Italia, infatti, non hanno un erede all’interno della famiglia rurale e si prospetta per almeno un terzo delle aziende condotte da imprenditori ultrasessantenni un ipotetico e teorico passaggio o incorporazione in aziende di altri imprenditori, nella migliore delle ipotesi. 
Le aziende condotte da giovani, ribadisce l’Agia, sono, invece, le più dinamiche, quelle che più facilmente si adattano ai cambiamenti e che vedono nella multifunzionalità la chiave per rivolgersi verso mercati diversi (agriturismo, trasformazione dei prodotti, attività alternative e connesse, vendita diretta, agrienergie) per soddisfare le esigenze del territorio su cui risiedono. Quelle dei giovani sono le aziende con superfici mediamente maggiori, che impiegano manodopera e che si rivolgono in generale a settori di attività a maggior valore aggiunto. 
Per l’Agia, poi, è quanto mai importante puntare sull’innovazione. Questo perché un’agricoltura di qualità e salubre, un’agricoltura legata alla tipicità dei prodotti o alle zone di origine o un’agricoltura come patrimonio ambientale e culturale, non si può affermare senza innovazione. L’agricoltura deve essere in grado di corrispondere a “prodotti nuovi”, a processi produttivi nuovi e ai fabbisogni di una società moderna e, a questo riguardo, assume un ruolo preponderante la ricerca in campo agricolo e l’applicazione della ricerca nelle aziende. 
Occorrono, secondo l’Agia, maggiori investimenti nella ricerca, sia pubblica che privata, per il miglioramento delle tecniche produttive, per la qualità dei prodotti, per corrispondere alle esigenze di consumatori sempre più attenti ed esigenti.