I prezzi sul campo dei prodotti agricoli continuano a segnare un trend decisamente al ribasso, mentre i costi produttivi crescono in maniera vertiginosa (più 9% ad aprile scorso rispetto all’analogo mese del 2007) a causa dell’impennata del petrolio. Le flessioni più accentuate delle quotazioni alla produzione si hanno per i cereali e per i lattiero-caseari. A segnalarlo è la Cia (Confederazione italiana agricoltori) sulla base dei dati elaborati dall’Ismea che confermano un’agricoltura in difficoltà con i produttori che registrano un costante taglio dei redditi (meno 2% lo scorso anno).
In particolare, nel settore dei cereali, sottolinea la Cia, si rileva in media una riduzione congiunturale dei prezzi del 5,6%. La flessione per il frumento duro è stata a maggio del 13,9% su base mensile, mentre i prezzi alla produzione del frumento tenero hanno segnato una contrazione del 9,5%. Anche per il granoturco si ha una diminuzione, una flessione dell'1,4%. Più consistente il calo per l'orzo (meno 6,1%) e per i risoni (meno 22,7%). Anche per i prodotti del comparto lattiero-caseario , segnala la Cia, sono emerse, sempre a  maggio, diffuse riduzioni di prezzo, con variazioni negative mensili , con punte del 4,7% per il burro. Ribassi si hanno anche per vini (meno 1,5%), frutta (meno 7,8%), ortaggi (meno 6,8%)  e oli di oliva (meno 2,3%).
Crescono, al contrario, i prezzi alla produzione del bestiame bovino (più 0,7%). Ancora più netta la variazione per gli avicoli, rincarati su base mensile del 14,5%. I rincari dei costi, afferma la Cia, hanno coinvolto tutti i fattori della produzione agricola. In aprile si hanno aumenti stellari per i concimi, con un più 33,8%, per i mangimi (21,3%), per i prodotti energetici, lievitati del 6,9% (più 7,1% per i carburanti, più 10,2% per i lubrificanti, più 4,9% per l’energia elettrica), delle sementi (4,3%), degli antiparassitari (2,8%).
Soprattutto a causa dei forti aumenti dei mangimi, è la zootecnia, avverte la Cia, uno dei settori a registrare le conseguenze più negative. Per i mangimi bovini si è avuto un aumento dei costi del 17,5%, per quelli suini del 16,3%, per quelli ovicaprini dell’11,6%, per quelli del pollame dell’10,9% e per quelli dei conigli del 13,1%. Sempre nel contesto dei mangimi, un vero e proprio record, conclude la Cia, è stato raggiunto da orzo e cruscami con un più 35,5%. Consistente anche l’incremento per panelli e farine (24%).