Una carriera che ha bruciato le tappe quella di Luca Zaia.

Prima il diploma in un istituto agrario a specializzazione enologica. Poi la laurea in scienze della produzione animale, a completare una cultura a 360 gradi nel campo agroalimentare. Che fa il paio con una carriera politica dove l’agricoltura è rimasta protagonista. Prima come assessore all’agricoltura per la Provincia di Treviso. Quindi il passaggio alla Regione Veneto, dove la vicepresidenza, al fianco di Galan, è associata alla delega per le politiche dell’agricoltura e della zootecnia. Il tutto militando nelle file della Lega.

Adesso, a meno di 40 anni, è stato nominato ministro dell’Agricoltura del nuovo Governo. In molti si interrogano, a poche ore dalla sua nomina, come sarà il dicastero di via XX Settembre una volta che avrà accolto il suo nuovo inquilino. Se saprà mantenere il passo che ne ha contraddistinto la carriera sin qui, non vi è da dubitare sulla spinta innovativa che saprà imprimere al “palazzo” dell’agricoltura italiana. Molti gli spunti in chiave manageriale che ha lasciato nelle sue precedenti attività, come il Piano territoriale del turismo per la Regione Veneto, o la promozione del consorzio per il radicchio di Treviso e Castelfranco Veneto.

Ora, da Ministro, dovrà vedersela con il delicato passaggio dello smantellamento delle quote latte, con la crisi che sta falcidiando gli allevamenti suinicoli, con la nuova politica agricola della Ue (a inizio estate ci sarà l’attesa verifica dello stato di salute della Pac), con le eterne e mai sopite divisioni del nostro frammentato mondo agricolo.

Saprà farcela? L’augurio è ovviamente per il sì. Come? Difficile prevederlo. Spirito di intraprendenza pare non mancargli. E anche una certa libertà di pensiero e di azione, fuori dagli schematismi della politica. Pare sua la frase che la cravatta verde si porta quando non stona con il resto dell’abbigliamento.