“I rincari che si registrano in questi giorni nelle quotazioni internazionali del grano sono frutto di pure manovre speculative che si stanno concentrando sempre di più sulle materie prime agricole. Sembra esserci una sorta di regia ‘occulta’ da parte di alcune società che operano per far lievitare ad arte i prezzi”. Lo sottolinea il presidente della Cia - Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi preoccupato per un’escalation che rischia di avere riflessi negativi non solo per i consumatori ma anche per i produttori agricoli. "Siamo in presenza di aumenti artificiosi di cui gli agricoltori - avverte Politi - non hanno responsabilità. I produttori hanno venduto e consegnato il grano nel luglio scorso a prezzi decisamente inferiori di quelli oggi praticati sui mercati. Il prodotto è nelle mani degli stoccatori, di grandi società commerciali che alimentano le tensioni sui prezzi, provocando incertezze e giustificati allarmi”. “E’ anche vero che il settore dei cereali ha registrato una diminuzione produttiva a causa delle avverse condizioni climatiche. Ma questo - afferma il presidente della Cia - non giustifica affatto una crescita così consistente delle quotazioni. Crediamo che, come sta avvenendo per il petrolio, alla base vi sia un’azione concertata per far lievitare in maniera crescente il prezzo del grano”. “Aanche altre materie prime agricole, come cacao e caffé, sono oggetto di tensioni sul fronte dei prezzi. Il grano è soltanto la punta di un iceberg. La situazione è allarmante, ma non drammatica. Le decisioni adottate dall’Ue di aumentare per quest'anno le superfici coltivate a cereali (+4,7%) e le preannunciate crescite produttive negli Usa, in Canada e in Australia potrebbero raffreddare la corsa ai rialzi e calmierare un mercato che attualmente è drogato dalle speculazioni”. “Lo scenario odierno - conclude il presidente - è, comunque, preoccupante. C’è l’esigenza a livello europeo di un’attenta riflessione sulla Politica agricola, soprattutto per quanto concerne gli approvvigionamenti. Non è possibile che un colosso mondiale come l’Europa non debba avere scorte alimentari. La questione degli approvvigionamenti diviene di primaria importanza anche per dare certezze ai produttori agricoli. Da qui l’opportunità di un adeguato Piano che preveda anche una rinnovata disponibilità di proteine vegetali per l’alimentazione animale”.