'La chiusura dello stabilimento Sadam di Jesi è un grave colpo non solo per la bieticoltura delle Marche, ma per l'intero settore nazionale. Occorre, quindi, sviluppare la massima mobilitazione contro una decisione incomprensibile e ingiustificata che rischia di mettere in ginocchio centinaia di imprese agricole e di avere conseguenze pesantissime anche sotto il profilo occupazione'. Così si è espresso il presidente della Cia (Confederazione italiana agricoltori)  Giuseppe Politi che ha partecipato ad una manifestazione a Jesi contro una 'dismissione' assurda e unilaterale che può aprire una fase drammatica per moltissimi produttori bieticoli. 'Una decisione del genere' - afferma Politi - 'stravolge lo stesso accordo che fu sottoscritto alcuni mesi e che prevedeva una concentrazione della produzione di zucchero nello stabilimento di Jesi. Si puntava, quindi, molto su questa struttura e gli agricoltori, anche attraverso investimenti, avevano assicurato oltre 10 mila ettari coltivati a bietole. Ettari che oggi corrono il pericolo di divenire inutili, visto l’atteggiamento assunto dal Gruppo Eridania-Sadam'. Le motivazioni addotte dai responsabili del Gruppo, ha sottolineato la Cia, non trovano riscontro nella realtà dei fatti. Non è affatto vero che la chiusura dello stabilimento di Jesi è determinata dall'insufficiente produzione di bietole. Le cifre dimostrano, infatti, il contrario: la bieticoltura marchigiana è perfettamente in grado di assolvere al fabbisogno di prodotto richiesto dalla Sadam. Appare, dunque, alquanto pretestuosa la decisione adottata. 'Probabilmente i motivi sono altri e di diversa natura', conclude la Cia.
'Quello che oggi conta' - avverte Politi - 'è che gli accordi vengano rispettati e che si dia ai produttori bieticoli l’opportunità di lavorare con tranquillità e di programmare la loro attività futura, senza la ‘spada di Damocle’ della dismissione produttiva. Una scelta contro la quale ci batteremo con tenacia e fermezza. Ed è per questo che abbiamo sollecitato l’impegno unitario di tutte le organizzazioni agricole e delle autorità istituzionali locali e nazionali. Bisogna scongiurare questa chiusura, aprendo prospettive di certezza per gli agricoltori che già vivono momenti di grandi difficoltà'.