Come nel 1986, subito dopo il disastro di Chernobyl che mise in ginocchio l’agricoltura italiana, occorre adottare un Piano di interventi per risarcire gli agricoltori campani per i danni causati dalla drammatica emergenza rifiuti. A richiederlo con urgenza è la Cia - Confederazione italiana agricoltori preoccupata per le conseguenze che si stanno avendo per tutte le produzioni tipiche della Campania. Sembra esserci una psicosi per i prodotti campani. Si assiste a disdette sia dall'Italia che dall’estero. Sui campi restano coltivazioni ortofrutticole per decine di milioni di euro. Più del 35% della produzione di frutta e ortaggi è rimasta invenduta. Crollate anche le vendite di latte (-20%), di formaggi, mozzarella di bufala in testa, del 40%, di olio e vino del 25%. Anche per l’agriturismo è una debacle, con calo verticale (tra il 25 e il 35%) delle presenze. Per l’agricoltura campana è un tracollo. Con oltre 10 miliardi di euro, circa 140 mila imprese, 14 prodotti a denominazione d’origine, 29 vini Docg, Doc e Igt e più di 330 prodotti tipici e tradizionali, l’agricoltura della Campania rappresenta un settore di grande rilievo che ha sbocchi notevoli sui mercati internazionali. Serve - conclude la Cia - un’azione globale che va condotta con il coinvolgimento di tutte le parti interessate, dalle rappresentanze agricole a quelle dell’industria di trasformazione. Altrimenti, c’è il rischio di gettare sul lastrico decine di migliaia di aziende, accrescere la disoccupazione e vedere irrimediabilmente distrutta l’immagine dell’agroalimentare campano nel mondo.