Una flessione tra il 17 e il 18% rispetto allo scorso anno. La produzione italiana d’olio d’oliva torna a segnare il passo e a registrare uno dei peggiori risultati degli ultimi 10 anni: poco meno di 5 milioni di quintali. La qualità sarà buona. A sottolinearlo è la Cia - Confederazione italiana agricoltori sulla base delle ultime rilevazioni dell’Ismea. La minor produzione è dovuta all’andamento climatico favorevole a causa della siccità della scorsa estate. La siccità ha anticipato di almeno quindici giorni la raccolta e la trasformazione delle olive. Mentre si prospettano deludenti le rese in olio, pregiudicate sempre dal clima siccitoso che ha ostacolato la formazione della materia grassa nelle drupe. Analizzando le varie zone di produzione, si riscontra che le più penalizzate risultano quelle del Centro Italia, con una possibile flessione tra il 35 e il 40% nei confronti del 2006. Diminuzioni si hanno anche nel Mezzogiorno, mentre nelle regioni del  Nord, ad eccezione della Liguria, la tendenza generale è alla crescita. Cali record nelle Marche (attorno al 45%), in Abruzzo, Lazio e Toscana (-35/40%). Flessioni in Calabria (-30%), in Basilicata (20/25%), in Sardegna (-27%), in Sicilia (-14%). Meno accentuata la diminuzione in Puglia (-3%), mentre in Campania è attesa una crescita del 13%. Nelle regioni del Nord si dovrebbero avere incrementi nel Veneto e in Lombardia. In Liguria la siccità ha provocato una contrazione della produzione del 13%. E' importante - conclude la Cia - il recente decreto sull’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle olive utilizzate per la trasformazione. Ciò garantirà il “made in Italy” da tutte quelle falsificazioni che hanno, in passato, ingannato i consumatori.