A seguito dei rincari dei prezzi tre italiani su quattro hanno cambiato le abitudini alimentari principalmente variando il menù della spesa (il 40% in modo drastico), aumentando l’attenzione per la lettura dell’etichetta e alla provenienza dei cibi a favore di quelli locali. E' quanto emerge dall’indagine 2007 Coldiretti-Swg "Le opinioni di italiani e europei sull’alimentazione”, presentata al Forum di Cernobbio organizzato dalla Coldiretti e Studio Ambrosetti che evidenzia come la responsabilità degli aumenti viene attribuita in Italia soprattutto ai troppi passaggi intermedi che i prodotti fanno per arrivare dal produttore al consumatore (66%) a differenza di quanto accade negli altri paesi europei (42%). Sotto accusa sono anche i rincari eccessivi dei commercianti e delle catene di distribuzione (37%) mentre sono scagionati gli agricoltori. Gli italiani temono per il mancato governo della situazione e addirittura il 37% arriva a chiedere un intervento pubblico per calmierare i prezzi degli alimenti. Il 29% ritiene che occorra favorire gli acquisti dagli agricoltori e solo il 6% considera soluzione la concentrazione della distribuzione commerciale con la riduzione dei piccoli negozi a favore degli ipermercati. I cambiamenti nel comportamento di acquisto sono giustificati dal fatto che la spesa alimentare è la seconda voce dopo l’abitazione e assorbe il 19% della spesa mensile totale delle famiglie per un valore salito a 467 euro al mese per l'acquisto di carne per 106 euro, di frutta e ortaggi per 84 euro, di pane e pasta per 79 euro e di latte, uova e formaggi per 64 euro. Le quantità portate a casa si sono ridotte dell’1,5% e tra gli spostamenti più significativi si registra un calo nei consumi di pane (-7,4%), pasta di semola (-7,4%), latte fresco (-2,6%), vino (-7,9%), carne bovina (-4,1%), aumentano la carne di pollo (+7,5%) e le uova (+6,4%).