I dati sull’inflazione di settembre confermano che sui prezzi alimentari si sono scatenati rincari selvaggi e speculazioni. A sottolinearlo è la Cia - Confederazione italiana agricoltori rilevando che tali aumenti, rilevanti per alcuni settori (è il caso di pane, pasta, latte e ortofrutta) sono totalmente ingiustificati, poiché le quotazioni sui campi hanno registrato, rispetto allo scorso anno, un calo generalizzato del 2,5%. Neanche la crescita dei listini del grano sui mercati internazionali può determinare gli incrementi che si sono avuti per pane e pasta. Gli aumenti degli ultimi due mesi hanno causato una flessione media di oltre l’1,5% dei consumi agroalimentari. Crolli si sono avuti negli acquisti di pasta (-5,2%), di pane (-5,8%), di frutta (3,5%), di ortaggi (-1,6%) e dei prodotti lattiero-caseari (-0,8%). La Cia rileva che i prezzi si “gonfiano” in maniera abnorme nei passaggi dal campo alla tavola. Un trend che in settembre si è riscontrato in maniera per i prodotti derivati dai cereali (in particolare pane +7,3% e pasta +4,5%), nell’ortofrutta (+5,6%) e nel settore lattiero-caseario (+3,4%). Nell’ultimo anno i prezzi all’origine della frutta sono scesi del 15,2%, quelli degli ortaggi dell’11,5%, quelli dei suini del 10,8% e quelli dei bovini dell’8%. Diminuzioni alle quali si è contrapposto un rincaro al dettaglio. Di fronte a questa preoccupante situazione, la Cia ripropone la costituzione, a livello nazionale e regionale, di Osservatori prezzi, partecipati dalle organizzazioni agricole.