L’agricoltura biologica “made in Italy” mantiene i suoi primati, ma ha anche bisogno di una maggiore attenzione e non di speculazioni attraverso le quali si vuole creare solo difficoltà e problemi a questo importante comparto. E’ quanto sostiene la Cia-Confederazione italiana agricoltori alla vigilia del 19° Sana (Salone del naturale) di Bologna al quale partecipa con la sua associazione per il biologico Anabio. "Anche nel 2006 il “bio” italiano -rilevano Cia e Anabio- ha registrato una consistente crescita rispetto all’anno precedente: più 7,5 per cento delle superfici (1.147.459 ettari), più 2,4 per cento degli operatori che sono 51.034, di cui 45.089 produttori, 4.734 trasformatori, 194 importatori e 1.017 altri. La loro distribuzione sul territorio nazionale vede Sicilia e Calabria tra le regioni con maggiore presenza di aziende biologiche". "Una crescita che in Italia -avvertono Cia e Anabio- deve essere supportata da un quadro di sostegno stabile che si concretizzi soprattutto nella creazione di infrastrutture, quali centri di stoccaggio, di primo confezionamento e di trasformazione, collegate in maniera efficace ala grande distribuzione. Il tutto sostenuto da una campagna informativa e promozionale da sviluppare in tutto il Paese. Per questo motivo è fondamentale che si approvi, con le dovute correzioni, il disegno di legge sull’agricoltura biologica varato dal governo". "E’ necessario dare impulso ai prodotti bio italiani -continuano Cia e Anabio- orientandoli in maniera efficace verso i mercati nazionali ed internazionali, ribadendo con fermezza la volontà di non consentire alcuna tolleranza rispetto alla presenza di Ogm. Da qui l’impegno per contrastare senza alcun indugio la decisione di Bruxelles di portare allo 0,9 il limite di tolleranza di contaminazione accidentale per il biologico, garantendo così sia i consumatori che i produttori".