I minacciati aumenti del pane e della pasta non trovano alcuna giustificazione. Gli incrementi di prezzo dei cereali, oltre che modesti, a stento arrivano alle quotazioni di 10 anni fa, a fronte di costi di produzione cresciuti nello stesso periodo di oltre il 25%. E’ quanto segnala la Cia - Confederazione italiana agricoltori per la quale quelli di questi giorni sono soltanto allarmismi peraltro infondati. La Cia fa notare che le superfici coltivate a cereali nella campagna appena conclusa sono cresciute di appena il 10% nell’Unione europea e, quindi non c’è alcun pericolo sotto il profilo dell’approvvigionamento delle industrie molitorie. Le industrie della pasta continuano ad impostare la competitività sul mercato sulla base dei prezzi, eccessivamente bassi, anziché della qualità. Nel caso della pasta e dei dolci non si giustificano aumenti consistenti, perché la materia prima interviene nella formazione del prezzo in misura molto limitata. Neanche l’utilizzo dei cereali per i biocarburanti giustifica aumenti in quanto questo settore dell’energia si accinge appena a muovere i primi passi e determina molto relativamente i rialzi della materia prima.