L’agricoltura rappresenta l'attività produttiva per eccellenza più diffusa sul territorio ed è, quindi, quella che disegna in modo determinante il paesaggio. A sua volta, il paesaggio agrario e rurale è storicamente il frutto del connubio tra natura, economia e cultura. Di conseguenza, il settore primario, con il suo ruolo sempre più multifunzionale, costituisce l’elemento protagonista di tutela ambientale, il punto fermo per difendere e valorizzare la tipicità e la qualità. Di qui l’esigenza di politiche e di scelte che tengano conto delle peculiarità e delle prerogative che fanno del lavoro agricolo il fulcro insostituibile di un’azione tesa a preservare il patrimonio paesaggistico e tutto che intorno ad esso ruota. E’ quanto ha affermato il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi intervenendo all’iniziativa “Paesaggi da tavola, Paesaggi da favola…” svoltasi oggi a Roma presso la sala delle conferenze di Palazzo Madama.
Purtroppo però i terreni agricoli stanno sempre più scomparendo a favore di un'urbanizzazione in certi casi selvaggia. La Cia fornisce in proposito dati statistici eloquenti: il censimento ufficiale dell’Istat assegnava, nel 1921, alla sau (superficie agricola utilizzata) circa l’80 per cento della superficie territoriale italiana, mentre nel 2001 questa si è ridotta a circa il 50 per cento, avendo perso più di 7 milioni di ettari. Per Politi, è, quindi, arrivato “il momento di intraprendere una sfida culturale orientata a far riconoscere all'attività agricola dignità equivalente a quella degli altri settori economici e, nella fattispecie, a far valere negli strumenti della programmazione territoriale il rispetto scrupoloso della vocazione agricola dei terreni”.