“Volevo fare solo l’imprenditore agricolo”. Questo potrebbe essere il titolo di un film tragicomico che vede protagonista un giovane intenzionato a subentrare nell’azienda di famiglia e ad intraprendere l’attività in agricoltura. Un film che si rileverà una vera e propria odissea, fatta di carte (più di ventitre chili tra domande, documenti, bolli, moduli, attestati di pagamento), di file interminabili, di peregrinaggi tra un ufficio e l’altro, tra una posta e una banca, tra il Comune, la Provincia e la Regione. Un massacrante “tour de force” che sfiancherebbe chiunque.
Sono questi ed altri gli aspetti che sono stati denunciati oggi dalla Cia-confederazione italiana agricoltori nel corso della conferenza stampa di presentazione della petizione popolare rivolta al presidente del Consiglio dei ministri per una maggiore semplificazione dei rapporti tra imprese, cittadini e pubblica amministrazione. Rapporti che sono sempre intricati e complessi che portano via tempo, denaro e alimentano un senso di sfiducia verso le istituzioni. "E’ più semplice -commentano i giovani della Cia (Agia-Associazione giovani imprenditori agricoli)- acquisire le quote di una società, anche di grande dimensioni, che subentrare in un’azienda agricola. Nel primo caso è sufficiente andare da un notaio, registrare l’acquisizione e pagare quanto dovuto. Tutto finisce in un’ora. Nel secondo caso, invece, l’iter si trasforma in una scalata di ultimo grado, con difficoltà che crescono a dismisura lungo il percorso".