Il vino “made in Italy” è ancora leader nel mercato mondiale. Qualità e tipicità rappresentano le 'armi' che hanno permesso di conquistare nuovi consumatori. Tutto questo è a rischio. Sullo scenario internazionale si stanno affacciando nuovi Paesi produttori, Cina in testa. A lanciare l’allarme è la Cia - Confederazione italiana agricoltori che evidenzia come la concorrenza, soprattutto su costi di produzione, quantità prodotte e prezzi, stia diventando sempre più agguerrita. Basti pensare che negli ultimi dieci anni i Paesi dell’emisfero Sud del mondo (Africa del Sud, Argentina, Australia, Bolivia, Brasile, Cile, Nuova Zelanda, Perù e Uruguay) hanno aumentato dell’11% la superficie viticola, con aumenti produttivi vicini al 15%. E la previsione per il 2007 è di un ulteriore incremento. Oggi le esportazioni dei paesi dell’emisfero Sud e della Cina rappresentano più del 30% delle esportazioni mondiali. Bisogna muoversi nella dovuta direzione attraverso politiche mirate. E' in quest’ottica che deve tendere la riforma Ue dell’Ocm vino, ora in fase di discussione finale. Occorre evitare che si proceda a nuovi “tagli” alla vitivinicoltura europea, superando il sistema delle quote nel più breve tempo possibile. Accanto a ciò i nostri produttori sono chiamati a sviluppare ulteriormente la qualità che rappresenta il grimaldello per far breccia sui mercati internazionali.