Con 611 voti favorevoli, 61 contrari e 23 astensioni, il Parlamento ha approvato la relazione di Marie-Hélène Aubert (Verdi/ALE, FR) che propone una serie di modifiche al regolamento relativo alla produzione e all'etichettatura dei prodotti biologici.

Come si legge in una nota, prima di procedere alla votazione, la relatrice ha deplorato l'atteggiamento di chiusura dimostrato dal Consiglio dei ministri che, nonostante le discussioni a seguito del rinvio della relazione alla Commissione parlamentare, non ha accettato la proposta di conferire la doppia base giuridica al regolamento, consentendo al Parlamento di codecidere sulla materia. La relatrice si è rammaricata che la maggioranza dei gruppi politici non abbia accettato la proposta di rinviare la votazione alla prossima sessione per sfruttare il periodo disponibile per tentare di ottenere maggiori rassicurazioni da parte del Consiglio.

Si è dunque proceduto unicamente al voto finale della relazione, visto che gli emendamenti erano stati già adottati nel corso della sessione di marzo. Tra questi figura quello sulla base giuridica. Con una maggioranza schiacciante (565 voti favorevoli, 35 contrari e 38 astensioni), i deputati avevano chiesto che il regolamento fosse adottato con la procedura di codecisione visto che il provvedimento non contempla solo gli aspetti della legislazione relativi all'agricoltura (sulla quale il Parlamento è solo consultato), ma tratta anche di aspetti legati al mercato interno, come i metodi specifici di trasformazione e preparazione dei prodotti biologici nei servizi di catering, nelle mense pubbliche e nei ristoranti. A fronte del rifiuto della Commissione e del Consiglio di cambiare la base giuridica, il Parlamento aveva quindi deciso di rinviare il testo alla commissione parlamentare competente, precludendo così al Consiglio la possibilità di pronunciarsi.
Per i deputati, il regolamento deve fornire "la base per lo sviluppo sostenibile della produzione biologica" e stabilire obiettivi, principi e norme concernenti tutte le fasi della produzione, i metodi di produzione, la trasformazione, la distribuzione, la commercializzazione, l’importazione, l’esportazione, l'ispezione e la certificazione dei prodotti biologici, nonché l’uso di indicazioni relative alla produzione biologica nell’etichettatura e nella pubblicità.

Al massimo lo 0,1% di Ogm e principio "chi inquina paga"
Come avviene in forza alle disposizioni esistenti, la proposta prevede che nella produzione biologica, in linea di principio, non è consentito l'uso di Ogm e di prodotti ottenuti da Ogm. La stessa proposta asserisce che ciò è incompatibile con il concetto di produzione biologica e con la percezione che i consumatori hanno di tali prodotti. La Commissione afferma che gli Ogm non devono quindi essere "intenzionalmente" utilizzati nella produzione e nella trasformazione di prodotti bio, aprendo così la porta alla tolleranza nei confronti di contaminazioni accidentali che rientrano in una certa soglia (si parla dello 0,9% come i prodotti convenzionali).

Il biologico in Italia e in Europa
L'Italia è il quarto produttore mondiale e primo nella Ue di derrate biologiche. Da sola conta un terzo delle imprese biologiche europee (49.859) e un quarto della superficie bio dell'Unione (1.067.101,66 ettari). I principali orientamenti produttivi interessano foraggi, prati e pascoli, e cereali, che nel loro insieme rappresentano oltre il 70" circa della superficie ad agricoltura biologica mentre seguono, nell' ordine, le coltivazioni arboree (olivo, vite, agrumi, frutta) e le colture industriali. Per le produzioni animali risultano allevati con metodo biologico 222.516 bovini da latte e carne, 825.274 ovi-caprini, 977.537 polli, 31.338 suini, 1.293, conigli e 72.241 alveari di api. Gli altri principali Stati membri in cui le produzioni biologiche sono importanti sono la Spagna (926.390 ettari), la Germania (807.406 ettari), il Regno Unito (619.852 ettari) e la Francia (560.838 ettari).

In merito alla possibilità di tollerare una soglia accidentale di Ogm nei prodotti biologici, un'indagine Coldiretti-Ispo del 2006 su “Opinioni degli Italiani sull'alimentazione” ha rilevato che si verificherebbe un crollo del 60% nei consumi.