Prezzi sui campi in continua discesa (meno 3,8 per cento nei primi tre mesi di quest’anno), redditi degli agricoltori “tagliati” (meno 3,4 per cento nel 2006) e costi per le imprese in costante crescita (più 1,6 per cento lo scorso anno). E’ quanto evidenzia la Cia-Confederazione italiana agricoltori a commento dei dati sull’inflazione dell’Istat che registra una frenata a marzo (più 1,7 per cento) del costo della vita. "A tale frenata - ha rilevato la Cia - ha certamente contribuito l’agricoltura che ha visto ridurre ancora una volta le quotazioni all’origine dei prodotti agricoli". Un vero crollo si è avuto per gli ortaggi (meno 18 per cento nel primo trimestre) e per la frutta (meno 6,8 per cento).
"Un trend negativo - ha aggiunto la Cia- che ormai si protrae da tempo e questo ha inevitabilmente inciso sui redditi degli agricoltori che per il terzo anno consecutivo hanno subito un pesante taglio. Il meno 3,4 per cento registrato lo scorso anno pone il nostro Paese tra gli ultimi posti nella graduatoria comunitaria". "Per  gli agricoltori italiani -ha rilevato la Cia sulla base delle stime Eurostat- il dato di medio periodo è ancora più preoccupante. Fatto 100 il reddito agricolo 2000, nel 2006 l’Italia è scesa a 90,9, registrando così una perdita superiore al 9 per cento nel giro di sei anni". A rendere ancora più difficile la situazione dei nostri produttori sono intervenuti gli aumenti dei costi produttivi e contributivi. Costi -che nel 2006 hanno avuto effetti dirompenti sulle imprese. In particolare, i rincari dei carburanti hanno appesantito notevolmente la gestione aziendale, tendenza confermata anche nei primi mesi del 2007.