L’olio d’oliva ottenuto dalla sola lavorazione meccanica o fisica delle olive, nel corso del 2006, ha abbattuto il muro del miliardo di euro di esportazione, con un aumento rispetto al 2005, di quasi l’11%. L’Italia si conferma così leader mondiale del settore oleolivicolo rispetto a tutti i parametri economici ad esclusione di quello della produzione, saldamente in mano alla Spagna che, negli ultimi 20 anni, a fronte di una media italiana di 6 milioni di quintali, è balzata da 3 a oltre 10 milioni di quintali l’anno. E’ quanto sottolinea la Cia - Confederazione italiana agricoltori sulla base dei dati Istat sul commercio estero dell’olio d’oliva nel 2006. Le esportazioni di olio d’oliva hanno riguardato 3.233.299 quintali (-13,29% sul 2005) per un valore di 1.347.155.040 euro (+10,97% sul 2005) di cui 1.004.285.00 euro di olio da pressione (+10,9% sul 2005), a un prezzo medio di 4,17 euro. Per quanto riguarda l’utilizzo interno l'Italia detiene il primato, confermando in circa 13 chilogrammi pro-capite annui il consumo nazionale. Sul fronte delle importazioni la quantità totale ha riguardato 4.556.934 quintali (-8% sul 2005) per un valore di 1.481.556.640 di euro (+8% sul 2005) a un prezzo per chilogrammo di 3,25 euro. Importiamo olio da Spagna, Grecia, Tunisia, Turchia, Siria e Marocco per soddisfare i consumi interni e ne esportiamo quasi altrettanto, ma di valore e qualità superiori. Il primo mercato di esportazione è rappresentato dagli Stati Uniti che, nel 2006, hanno acquistato olio italiano per oltre un milione e 200 mila quintali ed un valore di quasi 500 milioni di euro, seguiti da Germania con più di 376 mila quintali (167.405.153 euro) e Francia, Giappone, Regno Unito, Canada, Australia, Svizzera, Olanda e Belgio.