Considerando che i costi alimentari incidono fino al 60% sui costi di produzione del latte, anche piccoli miglioramenti in termini quantitativi si traducono immediatamente in grandi risparmi, oltre al fatto che lavorare sull'efficienza alimentare della mandria ha impatto sulle vacche in latte, ma anche su vitelle e manze. Più le bovine allevate sono efficienti nel consumare risorse alimentari e produrre, più aumenta il reddito dell'allevatore. Non a caso l'Associazione Holstein australiana ha dato al suo indice per l'efficienza alimentare il nome di "Alimento risparmiato" (Feed Saved).
C'è anche un altro effetto positivo legato alle azioni di miglioramento genetico dell'efficienza alimentare, quello di migliorare, o meglio, diminuire, le emissioni di metano. Gli animali la cui ruminazione è più efficiente sono infatti in grado di estrarre più sostanze nutritive dalla razione ingerita che possono destinare al proprio mantenimento, accrescimento o produzione (a seconda della fase fisiologica in cui si trovano) ed eliminano quindi nell'ambiente meno metano e meno nitrati. Le ricerche pubblicate dicono che emissioni di metano e assunzione di sostanza secca residua sono molto correlate a livello fenotipico; a livello genetico lo sono meno, ma la correlazione genetica fra i due caratteri è positiva intorno al 30% e quindi, mettere in campo azioni di miglioramento a livello genetico per l'efficienza alimentare, nel tempo porta anche a selezionare bovine che emettono meno sostanze inquinanti nell'ambiente.
Misurazioni costose
C'è molta discussione su come misurare l'efficienza alimentare. Ci ha lavorato e ci sta lavorando anche Icar, l'organizzazione che fa da riferimento e definisce gli standard per la raccolta dati nelle specie allevate. È sicuramente costoso perché occorre misurare quanto un animale produce a fronte di quello che ingerisce per poter avere elementi per valutare chi utilizza meglio le risorse assunte. Le tecnologie necessarie a misurare questi aspetti e la mano d'opera collegata sono molto costose. Si richiede infatti l'utilizzo di auto alimentatori o di equipaggiamenti tecnologici che per ogni bovina quantifichino il tempo passato in mangiatoia e la quantità di cibo ingerito. Occorre poi che le misurazioni siano standardizzate per confrontarle nel tempo fra loro.Nel caso dei bovini da latte il problema è quando misurare il dato. È sufficiente misurare l'efficienza alimentare nelle manze per capire quanto efficiente sarà l'animale anche in fase di produzione? Le ricerche pubblicate mostrano che la correlazione fra l'efficienza alimentare misurata nelle manze e quella degli animali in lattazione è superiore a 0,74. Non è altissima, ma sufficiente per poter utilizzare i giovani animali per la selezione. Sono di più facile gestione e movimentazione rispetto alle bovine in latte.
Se si hanno gli strumenti e le stazioni sperimentali equipaggiate per la raccolta di questo tipo di dati qual è il momento migliore durante la lattazione per stimare l'efficienza alimentare? In questo caso le ricerche pubblicate dicono che è meglio misurare l'efficienza alimentare nel mezzo della lattazione per fare una previsione accurata dell'efficienza durante tutta la lattazione. Le indicazioni di Icar suggeriscono che sia utile avere dati sia sulle manze che sulle vacche. È sufficiente misurare la quantità di alimento ingerito o serve conoscere altri parametri? Qual è la variabile utilizzata per la selezione? Su questi ultimi due temi c'è ancora molta discussione.
Nel corso del 2016 sono stati avviati molti grandi progetti sull'argomento che ancora cercano di dare risposte chiare a queste domande. I ricercatori sono orientati ad utilizzare per la selezione l'assunzione di sostanza secca residua ovvero l'assunzione di sostanza secca totale effettiva alla quale devono essere sottratte le richieste energetiche dell'animale a seconda della fase fisiologica in cui si trova. Per le manze occorrerà tenere conto dell'età e del peso, per le bovine in latte della quantità e qualità del latte prodotto (che definiscono la quota di energia necessaria alla produzione) e il peso dell'animale ed il suo Bcs, oltre che la quota di energia richiesta per il mantenimento. L'animale più efficiente non è quello che ingerisce meno sostanza secca in assoluto, ma quello che a parità di latte prodotto e stato di forma ingerisce meno alimento, cioè riesce ad utilizzare al meglio gli elementi nutritivi contenuti nella razione per produrre e mantenere un peso corporeo che le consente di essere efficiente anche a livello riproduttivo e fisiologico in generale.
L'animale più efficiente non è quello che ingerisce meno sostanza secca in assoluto, ma quello che a parità di latte prodotto e stato di forma ingerisce meno alimento
Il più grande progetto in corso che raggruppa le istituzioni di tre paesi (Canada, Paesi Bassi e Stati Uniti) ha fino ad ora raccolto i dati di efficienza alimentare di più di 8mila vacche di cui è disponibile anche il test genomico. L'efficienza alimentare ha una ereditabilità stimata del 19%, ma con le informazioni oggi a disposizione l'accuratezza degli indici stimati, senza utilizzare caratteri indiretti, arriva solo al 25-30%, non sufficiente per una efficace identificazione degli animali di livello genetico superiore per questo carattere.
È molto pericoloso selezionare solo per l'efficienza alimentare senza controllare l'effetto correlato sugli altri caratteri, soprattutto la fertilità
Gli indici internazionali
Ad alcune di queste domande si può provare a dare risposta approfondendo quali tipi di dati vengono oggi utilizzati per calcolare gli indici ufficialmente pubblicati per l'efficienza alimentare nella Frisona. Di questi indici si conoscono formule e dati utilizzati. Ci sono indici ufficiali nazionali pubblicati in tre paesi: gli Stati Uniti, i Paesi Bassi e l'Australia. Negli Stati Uniti l'indice per l'efficienza alimentare è stimato sulla base di caratteri indiretti e non su dati effettivi di assunzione di sostanza secca.La formula ufficiale è pubblicata sul sito dell'associazione di razza americana - Holstein Usa - ed è composta da latte, grasso e proteina moltiplicati per il loro valore economico nella formula del Net Merit e dalla stima del peso corporeo dell'animale basato su cinque caratteri lineari (statura, forza, profondità, larghezza della groppa e angolosità) che ha un suo valore economico che stima il costo di alimentazione per il mantenimento. Le analisi effettuate dal sito The Bullvine sui primi quindici tori per efficienza alimentare ed i primi quindici tori per TPI evidenziano che i due gruppi di animali sono diversi per livelli di grasso kg e fertilità. Ci si aspetta che le figlie dei tori con efficienza alimentare elevata producano più grasso in kg, ma abbiano livelli di fertilità negativa rispetto ai migliori tori a TPI che hanno invece una produzione di grasso inferiore e una fertilità superiore alla media della popolazione. È un indice ufficiale dal dicembre 2014 ed è incluso nella formula del TPI oggi con una importanza dell'8%.
L'indice dei Paesi Bassi è invece basato su dati diretti di efficienza alimentare nelle tre lattazioni, ma anche su caratteri indiretti come peso corporeo, produzione di latte, grasso e proteina. Questo indice è ufficiale dal 2016. Il peso corporeo è stimato in base a cinque lineari (statura, forza, profondità, Bcs e larghezza della groppa).
Da dicembre 2017 sono stati pubblicati due nuovi indici chiamati "Alimento risparmiato per il mantenimento" espresso in termini di kg di sostanza secca non utilizzata per la produzione e "Costo di alimentazione risparmiato per il mantenimento" che esprime lo stesso valore, ma in termini di costo in euro. In pratica l'indice per l'efficienza alimentare che stima la quantità di sostanza secca assunta con la razione nelle tre lattazioni espressa in kg per giorno, viene corretta per il livello produttivo misurato in kg di latte e poi valutata in termini economici calcolando un costo di 0,20 centesimi per kg di sostanza secca. Da aprile 2018 l'indice espresso in euro fa parte della formula dell'indice di selezione NVI con un peso del 5%.
L'indice per l'efficienza alimentare australiano è anch'esso basato su dati dell'efficienza alimentare e sulla stima del peso corporeo.
Ha due componenti:
- il peso corporeo che è un indicatore della richiesta energetica per il mantenimento;
- l'efficienza alimentare residua calcolata correggendo la quantità di sostanza secca ingerita per le richieste energetiche legate alla produzione e/o all'accrescimento.
Oltre alla produzione si considera anche l'accrescimento, perché i dati utilizzati sono misurati sia su vacche che su manze. L'ereditabilità del carattere diretto è compresa tra 0,2 e 0,3 e l'attendibilità media era intorno al 37% nel 2015 quando l'indice è stato pubblicato la prima volta. Ora si stima sia intorno al 40% grazie al continuo aumento degli animali su cui è misurata l'ingestione di sostanza secca. Questo indice è incluso con il 2% di importanza nell'indice di selezione australiano.
In Tabella 1 sono riportati i caratteri inclusi direttamente o indirettamente negli indici per l'efficienza alimentare, pubblicati nei tre paesi.
Tabella 1: I caratteri che compongono gli indici per l'efficienza alimentare in Australia, Paesi Bassi e Stati Uniti
Nella Figura 1 sono invece riportati gli indici di selezione australiano (BPI), quello olandese (NVI) e americano (TPI) con il dettaglio degli elementi che li compongono, inclusa l'efficienza alimentare.
La composizione degli indici di selezione australiano, olandese e americano
Indici commerciali
Accanto agli indici sviluppati dalle organizzazioni nazionali, l'industria della fecondazione artificiale ha messo a punto dei propri indicatori di efficienza alimentare. In particolare, due centri nordamericani propongono ai loro clienti liste di tori definiti "più efficienti". Di questi indici si conoscono meno dettagli, ma alcune considerazioni possono essere fatte sulla tipologia di tori che selezionano e sulle caratteristiche che trasmettono alle figlie.Il primo indice si chiama FeedPRO® ed è stato sviluppato da Select Sires sulla base dell'analisi di alcune ricerche e di elaborazioni basate sui ricavi al netto dei costi alimentari. È un indice che combina fra loro indici che puntano a massimizzare produzione e longevità riducendo la taglia degli animali. Questo indice, che non viene pubblicato, viene utilizzato per individuare il miglior 20% dei tori come superiore dal punto di vista dell'efficienza alimentare. Questo indice è molto correlato con Net Merit, TPI e grasso e proteina kg. Questo è un indice per l'efficienza che spinge molto sulla produzione di grasso e proteina.
Altro tipo di indice è invece quello sviluppato da STgenetics che si basa interamente su una grande quantità di dati di efficienza alimentare misurati su manze e vacche in un grande allevamento dell'Ohio dal quale passano un campione rappresentativo delle figlie di tutti i tori di proprietà di ST. Ciò permette loro di ottenere un indice per l'efficienza alimentare chiamato EcoFeedTM. L'indice è espresso su una scala con media 100 e deviazione standard 5. Tori con un valore positivo trasmettono alle figlie un superiore livello di efficienza alimentare determinato in base ad un indice di conversione calcolato in modo da non essere geneticamente correlato né con la produzione né con il peso dell'animale. L'ereditabilità del carattere è del 21% e l'attendibilità media dell'indice genetico/genomico è vicina al 50%.
L'analisi del livello medio genetico dei ventidue tori identificati come i migliori per l'efficienza alimentare a confronto con i migliori ventidue tori per TPI ci dice che i tori le cui figlie mostrano una superiore efficienza alimentare sono più bassi in tutti i caratteri rispetto ai migliori a TPI. Questo è dovuto al fatto che i tori identificati come capaci di trasmettere superiore efficienza alimentare sono tori provati o vicini ad essere provati, di cui è stato possibile misurare le figlie per l'efficienza alimentare diretta. I migliori tori a TPI sono prevalentemente tori genomici che hanno superiore livello genetico per tutti i caratteri.
Chi vuole utilizzare EcofeedTM come criterio di scelta dei tori, in altre parole, punta su tori provati e non più sui genomici.
Conclusioni
È fondamentale che la selezione per l'efficienza alimentare sia fatta in equilibrio con tutte le altre componenti. Il rischio, e questo si evidenzia soprattutto dall'analisi fatta da The Bullvine sull'indice per l'Efficienza alimentare utilizzato nel TPI, è di selezionare tori che danno figlie molto produttive ma poco fertili. Gli indici disponibili che sembrano garantire una selezione bilanciata sono disponibili solo per tori provati e limitano le possibilità di scelta e di miglioramento.In altre parole, tutti gli indici per l'efficienza alimentare pubblicati fino ad ora hanno dei limiti e vanno utilizzati in indici complessivi che consentano di mantenere positivi tutti gli aspetti che incidono sul reddito generato dall'allevamento da latte e che si vuole migliorare nella propria azienda.