Come le è venuta l'idea di avviare un allevamento di alpaca a Marano di Ziano, il piccolo paese del piacentino in cui i suoi genitori hanno una azienda agricola?
"Dopo la laurea in Architettura ho deciso di tornare nell'azienda di famiglia per dare una mano, ma oltre alla viticoltura, che qui è l'attività principale, volevo fare qualcosa di innovativo, a contatto con gli animali e così mi sono interessata agli alpaca".
Da dove ha iniziato?
"Prima di tutto ho fatto delle ricerche per capire se questi animali, originari del Sud America, si possono acclimatare al nostro territorio. Ho scoperto che si adattano bene, soprattutto nelle zone collinari e montane e ho quindi deciso di acquistare alcuni esemplari".
Gloria Merli
(Fonte foto: Coldiretti giovane impresa)
Dove avete trovato gli alpaca?
"In Italia ci sono altri allevamenti, tutti di piccole dimensioni, soprattutto nel Centro-Nord. Ci siamo rivolti ad uno in Centro Italia che ci ha venduto degli esemplari".
Sono animali semplici da gestire?
"Non ci sono grosse criticità. Sono dei camelidi pre-ruminanti e si nutrono principalmente di fieno e poi pascolano liberi in un campo. Gli alpaca sono gregari e quindi vanno sempre fatti vivere in gruppo. Sono docili e mansueti: bisogna sfatare il mito che siano aggressivi. E se sputano lo fanno solo tra di loro. I recinti non hanno neppure bisogno di essere elettrificati tanto sono animali tranquilli".
La lana la vendete oppure la lavorate?
"Dopo aver tosato gli alpaca portiamo la lana in alcuni laboratori di nostra fiducia che trattano la materia grezza senza utilizzare prodotti chimici. Dopodiché la filiamo per fare maglioni, sciarpe, guanti e così via".
Dove li vendete?
"Abbiamo un sito di e-commerce e poi partecipiamo anche a mercatini. L'Italia è un importatore netto di lana di alpaca perché gli allevamenti nostrani non riescono a soddisfare la richiesta interna. La lana di alpaca oltre ad essere estremamente soffice è anche anallergica perché non contiene la lanolina".
Lei è anche segretaria e vicepresidente nazionale della Sia, Società italiana alpaca. Quale è la vostra attività?
"Noi cerchiamo di aggregare gli allevatori di alpaca italiani e di promuovere questa attività. Il nostro obiettivo primario oggi è quello di veder riconosciuto l'alpaca come animale da reddito. In questo modo può essere citato nelle tabelle degli allevamenti e si può accedere ai contributi del Psr".
Oggi non è così?
"Solo alcune regioni annoverano i camelidi come animali da reddito, ma più che altro a fini statistici e non per accedere ai contributi regionali. Questo ovviamente svantaggia chi vuole allevare alpaca".
Obiettivi futuri?
"Mi piacerebbe ampliare l'allevamento, arrivando a venti capi. Anche se la gestione di così tanti animali potrebbe essere complicata".