Il prezzo del latte sottoscritto la settimana scorsa al ministero delle Politiche agricole a 36 centesimi, oltre a uno 0,80-0,90 centesimi dei contributi pubblici non ha certo dissolto il movimento.

E così Milk for Life, che all’ultima Fiera del bovino da latte di Cremona aveva infiammato gli animi di circa 400 allevatori, radunati nella struttura del Palazzetto dello sport, adibito occasionalmente a ring zootecnico per la gara delle bovine da latte, si ritrova giovedì 3 dicembre a Milano, a Palazzo Pirelli.
L’appuntamento è per le ore 14. Il tema sarà: “Latte italiano: idee per difenderlo e difendere la nostra salute”. Interverranno Maria Teresa Baldini, consigliere regionale – Fuxia People, e Gianmario Mocera, presidente di Federconsumatori Lombardia.

E se il prezzo del latte ha in parte sedato gli animi più agguerriti, le controversie da sanare per riequilibrare la filiera sono ancora molte. A partire dalla gestione della materia prima nella sua trasfigurazione più simbolica di made in Italy.

Se Jean Marc Bernier, amministratore delegato di Galbani-Lactalis, pensa che i produttori si bevano che non c’è differenza tra il latte italiano e quello estero, si è sbagliato di grosso, perché allora deve spiegarci come mai il suo gruppo ha fatto tutta questa corsa ai marchi italiani”.
Così afferma Paolo Brigatti, allevatore con 100 capi in mungitura a Brugherio (Monza-Brianza), consigliere di Apl (Associazione produttori latte) Lombardia e uno dei referenti del movimento. AgroNotizie lo ha intervistato mentre stava raggiungendo i colleghi allevatori a Vigone, in provincia di Torino, riuniti in assemblea.

Per quale motivo giovedì vi riunirete a Milano?
Perché ci siamo resi conto del baratro di chi ci ha rappresentato negli ultimi 30 anni. Il primo grande appuntamento è stato a Cremona alla Fiera del bovino da latte, per mobilitarci contro lo strapotere di Lactalis e per dare una mossa alle sindacali agricole”.

Siete soddisfatti dell’accordo del latte?
No, anche se dobbiamo riconoscere che, contrariamente a quanto l’industria affermava, cioè di un crollo continuo del prezzo, siamo riusciti a invertire la rotta. Certo non possiamo dirci soddisfatti di un prezzo che non copre ancora i costi di produzione. Vogliamo vivere e con un prezzo di 36 centesimi al litro ancora non ci siamo”.

Qual è il prezzo giusto del latte, secondo voi?
Adesso il prezzo giusto è di 40-41 centesimi. Non al di sotto”.

Almeno i 25 milioni di euro elargiti dall’Unione europea vi soddisfano?
Faccio un calcolo che parte da lontano. In Italia, al tempo delle quote latte, sistema finito lo scorso 31 marzo, si producevano 110 milioni di quintali. Se pensiamo che oggi mancano, per arrivare al costo di produzione effettivo, circa 4-5 centesimi al litro, e li moltiplichiamo per il totale prodotto in Italia, otteniamo la cifra di 450 milioni di euro. Secondo lei possono bastare 25 milioni di euro per salvare le stalle del nostro Paese?

Che cosa farete giovedì a Milano?
“Non faremo certo manifestazioni violente o proteste dure. Vogliamo raccogliere idee, condividere progetti, rapportarci con politici ed esperti del settore su come uscire da questa crisi. L’obiettivo è pubblicizzare quello che facciamo, senza fare confusione. Presenteremo delle soprese molto interessanti.
Vogliamo evitare che anche da noi capiti quello che è successo in Spagna, dove sono stati registrati 500 suicidi fra i produttori di latte o in Germania, dove si sono verificati casi analoghi, tutti silenziati dalla stampa. Vorrei ricordare che lo scorso 7 settembre a Bruxelles, a manifestare con lo European Milk Board Association c’era anche Apl
 Lombardia. È grazie anche a noi che l’Ue ha dato i 500 milioni di euro”.