Mese da dimenticare quello di settembre per il mercato del latte. In quattro settimane il prezzo del latte spot, quello venduto fuori contratto, è sceso da un massimo di quasi 60 euro al quintale a 51,5 euro a inizio ottobre.

Prezzi così bassi non si vedevano dal 2023. E ora le industrie del settore minacciano di rivedere al ribasso i contratti in essere per il ritiro del latte.

 

Proposte inaccettabili a parere di Giuseppe Fumagalli, presidente dell'Associazione Italiana Coltivatori Nord Occidentale.

"Abbassare ora il prezzo del latte - dichiara Fumagalli - significa calpestare il lavoro, i sacrifici e la dignità di migliaia di aziende agricole che rappresentano un presidio fondamentale per l'economia e i territori rurali italiani e che sono all'origine di una filiera che rischia di vedere fallire migliaia di piccoli e piccolissimi imprenditori".


Erosione dei margini

Nemmeno la riduzione dei costi delle materie prime per l'alimentazione del bestiame riesce a compensare una così brusca e pesante caduta del prezzo del latte e i conti degli allevatori rischiano di finire in rosso.

Ci sono timori per il latte italiano, che vale complessivamente circa 7 miliardi di euro, ai quali si aggiungono i 18,5 miliardi del comparto industriale, il 10% del fatturato agricolo nazionale.

Senza latte italiano non ci sono formaggi a denominazione, fra questi Grana Padano e Parmigiano Reggiano, che da soli assorbono quasi la metà di tutto il latte prodotto in Italia. Ed è a loro che si guarda per tentare di capire cosa stia accadendo al latte italiano.


Formaggi ed export

Presente ad Anuga, grande manifestazione fieristica dell'agroalimentare che si tiene a Colonia, l'associazione che riunisce le imprese lattiero casearie italiane (Assolatte) ha diffuso numeri che fotografano un settore apparentemente in buona salute.

Nel primo semestre di questo anno l'export dei formaggi italiani è cresciuto del 5% in volume e del 15,7% in valore.

Segno che i maggiori prezzi non hanno scoraggiato gli acquisti, tanto che ora l'Italia ha superato la Germania e oggi vanta il primato europeo di maggiore esportatore.

 

I conti delle industrie del latte potrebbero però trarre beneficio dal recente accordo di partenariato economico (Cepa) con l'Indonesia.

Il Cepa, si legge in un comunicato di Assolatte, offre una concreta opportunità di espansione per le imprese del settore.

 

Le cause

Perché allora, è lecito chiedersi, il prezzo del latte è precipitato? Per tentare una risposta occorre allargare l'orizzonte ai mercati internazionali, a iniziare dagli andamenti della produzione.

Se in Unione Europea la tendenza della produzione è al ribasso, in Nuova Zelanda, principale esportatore mondiale, si registrano aumenti significativi.

Una maggiore offerta che si scontra con una domanda in flessione.

 

In ballo non c'è solo il rapporto fra domanda e offerta. Sul mercato del latte intervengono molti altri fattori, dalle politiche commerciali (leggasi dazi) a quelle sui mercati agricoli, poi i cambiamenti climatici (si pensi alla produzione di foraggi), la salute degli animali (varie epizoozie), le politiche ambientali e molto altro.


Perdono terreno i formaggi

Tornando al mercato nazionale, va monitorato con attenzione l'andamento del Grana Padano, il cui prezzo, dopo un lungo periodo di stabilità, segna ora qualche cedimento.

Una flessione che coincide con il calo degli acquisti domestici, che nei primi sette mesi del 2025 segnano ribassi significativi.

 

Le rilevazioni di Ismea, Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, nell'ultima settimana di settembre mostrano prezzi in calo per tutte le stagionature.

Stabile però il Parmigiano Reggiano, ma in caduta libera il burro che per alcune tipologie ha perso in soli sette giorni quasi il 15%.

Situazione analoga su altri mercati europei, con il formaggio Edamer in ribasso.

Segnali preoccupanti che non lasciano sperare a breve in un'inversione di tendenza.


Il valore delle stalle

Per gli allevamenti di bovine da latte si profila una stagione di difficoltà crescenti che si aggiungono a quelle che da tempo stanno inducendo gli imprenditori zootecnici a chiudere le stalle.

AgroNotizie® ha già posto l'accento sulle conseguenze di questa emorragia zootecnica che ora rischia di aggravarsi.

A rischio un prodotto strategico come il latte, il cui valore include aspetti sociali e ambientali che meriterebbero maggiore attenzione.

Non va dimenticato inoltre che gli allevamenti rappresentano una risposta contro l'abbandono e il degrado di aree marginali.

 

Valori che dovrebbero indurre alla messa a punto di garanzie a tutela del reddito degli allevatori.

Negli Usa si sono "inventati" il Dairy Margin Coverage Program. Non garantisce il prezzo, ma un adeguato margine per gli allevamenti da latte a fronte di situazioni particolari. A quando in Italia?

 

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