Il prezzo del latte spot, quello venduto fuori contatto, continua a precipitare verso il basso.
Da qualche settimana è inferiore ai livelli dello scorso anno e ora si appresta a scendere ancora, raggiungendo quotazioni che non si vedevano dal 2023.
In poco più di una settimana il prezzo ha perso oltre il 5%. Impietoso il confronto con lo scorso anno, che segna una caduta di oltre il 16%.
Da notare inoltre l'inversione del trend di mercato, che in questo periodo avrebbe dovuto essere improntato al rialzo, come si nota dal grafico che segue, elaborato da Assolatte.

Andamento del prezzo del latte spot italiano negli ultimi tre anni
(Fonte: Assolatte)
Giù i prezzi
Il crollo del latte spot non si ferma alle provenienze nazionali, ma coinvolge anche le forniture di origine tedesca e francese, che mostrano un andamento di mercato del tutto simile a quello italiano.
Con il risultato che il latte nazionale resta più caro di quello di importazione e dunque più conveniente per le industrie casearie.

I formaggi
A dispetto di questa situazione che colpisce duramente i produttori di latte, dagli stabilimenti di stagionatura del Grana Padano le forme escono a prezzi stabili e sensibilmente più alti rispetto allo scorso anno (+9,4%).
Meglio ancora per il Parmigiano Reggiano che nella seconda metà di settembre segna prezzi in aumento, che portano il differenziale con lo scorso anno a un più 23,3%.
Stabili e in qualche caso in aumento anche gli altri prodotti lattiero caseari, con l'eccezione però del burro e della crema di latte.

I mercati mondiali
Un'occhiata all'andamento dei prezzi dei principali prodotti caseari sui mercati mondiali non lascia molto spazio all'ottimismo.
Se nell'Unione Europea i prezzi restano sostanzialmente stabili, nelle altre aree di riferimento le cadute delle quotazioni sono significative.
In Oceania e soprattutto negli Usa il prezzo del burro è in sensibile flessione e così pure il latte in polvere.
Non fa eccezione il Cheddar, formaggio di riferimento sui mercati mondiali.

Latte e petrolio
Difficile ipotizzare quale potrà essere l'evoluzione del mercato nell'immediato futuro.
La minore produzione di latte a livello europeo (-0,5%), come pure a livello nazionale (-1,7%), avrebbe dovuto favorire se non un aumento quantomeno una stabilità dei mercati.
Ma è avvenuto il contrario e ancora una volta si è ripresentato il parallelismo fra andamento del mercato dell'energia (petrolio in primis) e quello del latte.
Il barile di petrolio a inizio settembre è sceso a 68,1 dollari, mentre l'euro ha continuato ad apprezzarsi rispetto alla moneta Usa, come evidenzia il grafico che segue.

Gli scenari futuri
L'evoluzione del mercato dell'energia e del rapporto fra le valute è però solo uno degli elementi che hanno contribuito a deprimere il mercato del latte, che risente fra l'altro dell'aumento della produzione registrato in Nuova Zelanda (+14,5%).
A questi fattori si aggiunge l'andamento dei consumi, le tensioni sui mercati mondiale e le politiche commerciali dei "big" del settore.
Non è facile prevedere quando questo trend si invertirà, consentendo un recupero.
Ma la curva dei prezzi dovrebbe aver raggiunto il suo punto più basso e un recupero non dovrebbe essere lontano.






























