Migliaia di allevatori stanno vivendo una situazione difficile. Il prossimo 1° aprile finirà il regime delle quote latte, termine importante che ha già spinto la produzione europea a crescere del +5% nel 2014. In questo contesto, il crollo dei consumi interni e gli effetti dell’embargo russo sui formaggi spiegano il crollo del prezzo del latte, oggi pari al 50% di quello di poco più di sei mesi fa. Un quadro complesso e difficile in cui il Parlamento europeo interverrà introducendo nuovi strumenti di gestione dell’offerta, dando direttamente agli allevatori la possibilità contrastare la volatilità dei prezzi”. Così Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo dei Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale, ha aperto i lavori del seminario "Crisis in the milk market: management of the post quota system" che si è tenuto ieri pomeriggio al Parlamento europeo.

Tra gli esperti che hanno partecipato all’iniziativa, per l’Italia è intervenuto Cesare Baldrighi, presidente del Consorzio di tutela del Grana Padano e responsabile settore latte di Agrinsieme, che ha ricordato come la salvaguardia delle produzioni agricole sia da sempre una priorità dell’Unione europea, ma come la volatilità dei prezzi dell’ultimo periodo stia mettendo a repentaglio questo obiettivo. Per quanto riguarda il mercato lattiero-caseario, “servono misure nel breve e nel medio-lungo periodo - ha detto Baldrighi-, che pongano rimedio al calo di consumi, interno ed esterno, e ridiano ossigeno al settore. Bisognerebbe prevedere interventi mirati alle situazioni di effettiva necessità, frenando incrementi produttivi repentini non accompagnati da incrementi della domanda e, allo stesso tempo, bisognerebbe sensibilizzare maggiormente mercato e prezzi. Nel medio periodo, - ha proseguito Baldrighi -, servono poi più risorse per la promozione interna ed esterna dei prodotti ad alto valore aggiunto e la rimozione delle barriere all’export sia per questi prodotti che per le commodity. Se queste misure non dovessero attuarsi, assisteremo al crollo della produzione di latte in Europa che ci renderebbe in gran parte dipendenti dall’estero”.

Jorge Rita, presidente della Federazione agricola delle Azzorre, ha ribadito come la fine delle quote latte pregiudicherà la produzione di latte in gran parte dell’Europa: “bisogna lavorare per proteggere un settore economico importantissimo e la sua occupazione, continuando a dare valore a prodotti di alta eccellenza riconosciuti a livello mondiale”. Romàn Santalla, esperto dell’Unione dei piccoli agricoltori e allevatori spagnoli, ha segnalato come proprio la Spagna stia subendo gravissime perdite a causa della volatilità del prezzo del latte, generata da dinamiche di mercato e aggravata dall’embargo russo. Santalla ha anche ricordato i principali problemi interni al settore, quali la frammentazione del mercato, la distruzione del valore nella catena produttiva e la scarsa organizzazione dei produttori. “Oltre a lavorare su queste criticità - ha affermato -, sarebbe opportuno riconfigurare l’Osservatorio europeo per il settore lattiero-caseario in un organismo di controllo di tutta la filiera al fine di evitare dinamiche di dumping, sia di prezzo che di qualità”.

A concludere i lavori, Ricardo Serrao Santos, europarlamentare e relatore S&D per il “Milk Report”, per il quale la prospettiva di un liberalismo totale porterebbe il settore ai limiti della sopravvivenza: “uno scenario del genere è adatto a numerosi comparti, ma non a quello lattiero-caseario che si contraddistingue per un elevatissimo livello di eterogeneità interno. La fine delle quote porterà a un calo significativo del reddito degli allevatori - ha ribadito Santos -, calo che in situazioni di normalità sarebbe facilmente riassorbibile, ma non nelle condizioni attuali. Ciò che serve nell’Unione è una gestione ottimale del settore per scongiurare i rischi di un liberalismo dannoso. E l’Europa giocherà in questa partita un ruolo centrale”.