Vicepresidente di Coldiretti e presidente delle Federazione della Lombardia e della provincia di Brescia, Ettore Prandini ha segue da anni le trattative sul prezzo del latte, che per la prima regione lattiero casearia d’Italia significa decidere il futuro di molte stalle, come afferma nell’intervista ad AgroNotizie.

Non è un caso se fra il 2003 e il 2013 – secondo un’analisi di Coldiretti Lombardia pubblicata all’inizio di ottobre - il numero delle stalle lombarde è diminuito di oltre il 30%, passando da 8.761 a 6.042, che significa scendere a meno di 5mila allevamenti se si vanno ad escludere dal computo le realtà che trasformano in proprio o fanno vendita diretta. In media, rileva Coldiretti, in Lombardia sono sparite oltre 270 realtà all’anno.

Anche per contenere questo trend di abbandono delle stalle - cui invero non corrisponde una diminuzione dei volumi produttivi (4,46 milioni di tonnellate la produzione lombarda di latte nel 2013, fonte: Clal) – l’elemento contrattuale sul prezzo di conferimento non è elemento secondario.

Presidente Prandini, qual è il suo commento alla luce del Tavolo interprofessionale del latte al Mipaaf?
Direi che il Tavolo di ieri è stato positivo per le iniziative messe in campo dal governo e per la disponibilità dimostrata dall’assessore lombardo Fava ad aprire un dialogo costruttivo, finalizzato a valorizzare la filiera lattiero casearia italiana”.

Qual è la condizione perché i cinque punti proposti dal ministro Martina si realizzino?
(Per facilitare la lettura ricordiamo i punti: miglioramento della qualità del latte; campagna di educazione alimentare per invertire il calo dei consumi del fresco; promozione su mercati esteri dei grandi formaggi italiani; revisione della normativa sui prodotti trasformati in modo da valorizzare la qualità dei prodotti italiani; richiesta alla Commissione europea di accelerare l’attuazione del regolamento sull’etichettatura, in modo da indicare il luogo di trasformazione e quello di mungitura del latte commercializzato)
La conditio sine qua non è arrivare al rinnovo con tempi certi del piano contrattuale e non arrivare, come è capitato in passato, ad avere un buco di 2-3 mesi, nel quale manca la definizione del prezzo stesso, fattore che ingenerava un danno economico non indifferente per le imprese agricole, visto che c’è sempre stato chi ci ha speculato su questa situazione, per ottenere quanto più era possibile dal mercato. Quindi ripeto: bene i tempi, i modi e le proposte sentite ieri”.

Da quanti mesi manca il contratto: 30 giugno?
Ufficialmente il contratto sul prezzo del latte è scaduto lo scorso 30 giugno, ma poi c’è stato un rinnovo tacito a 42 centesimi al litro nel periodo estivo, anche se non era stato concordato e dunque non era ufficiale ufficializzato e concordato”.

Poi?
Negli ultimi 2-3 mesi stiamo vivendo una situazione in cui il prezzo non ha alcun riferimento, mentre assistiamo talvolta ad un atteggiamento ricattatorio nei confronti delle imprese agricole. Quando in verità il disastro tanto paventato sul piano del mercato, a oggi non è si è verificato”.

Qual è il prezzo atteso al di sotto del quale il mondo agricolo non intende firmare?
Abbiamo fatto ben capire quali sono i nostri obiettivi, a tutela della zootecnia italiana. Non vorrei però dare un prezzo, per irrigidire la trattativa convocata il prossimo 3 dicembre. Bisogna però fare in modo che le stalle siano in grado di pianificare il proprio futuro, a fronte della qualità e del valore che producono, che ha dei costi da sostenere”.