Non è ancora stata scritta la parola fine, ma le speranze di recuperare il macello Virgilio di Bagnolo san Vito, in provincia di Mantova, sono affidate al progetto ambizioso – ma non impossibile – di una cordata di otto allevatori, intenzionati a subentrare nella gestione dell’impianto.
Ad oggi, tuttavia, l’impianto di macellazione di suini del consorzio di secondo grano mantovano ha sospeso l’attività sine die.

Potrebbe terminare così la parabola discendente del macello, acquisito nel 1996 dall’ente consortile mantovano, fra le più importanti realtà dell’agroalimentare mantovano per fatturato, con una chiusura anticipata rispetto a quella fissata al 30 giugno dall’assemblea straordinaria dei soci (una settantina di cooperative lattiero casearie, non soltanto della provincia di Mantova).
Il passivo registrato nell’ultimo anno da Virgilio è stato quantificato in 2,5 milioni di euro, con un indebitamento netto di 25,3 milioni, per effetto soprattutto del settore delle carni suine.
Il macello lavorava circa in queste ultime settimane 7.500 capi alla settimana, il calo rispetto ai ritmi degli ultimi anni (circa 10.000 capi alla settimana).

Sul versante della filiera suinicola, a segnare il passo è stato il prosciuttificio Brendolan, partecipato per oltre il 60% da Virgilio, sul quale oggi pende la spada di Damocle del cosiddetto concordato preventivo “prenotativo”, ai sensi dell’articolo 161 comma 6 della legge fallimentare. Entro il 2 maggio dovrebbe essere presentata dalla società la documentazione integrativa e successivamente il tribunale dovrà autorizzare la vendita dei prosciutti (circa 260.000 pezzi).

Nella sede del macello di Bagnolo San Vito, dall’inizio del 2014 il macello ha perso complessivamente 2,5 milioni di euro: 1,5 nei primi due mesi, 600mila euro in marzo, 400mila in aprile. Un segno meno che si è andato ad aggiungere, come detto precedentemente, al passivo degli anni scorsi. Al punto che le banche creditrici hanno imposto a Virgilio di uscire dalla partita delle carni suine e concentrarsi sul core business del lattiero caseario, che vede la società presieduta da Paolo Carra fra i leader a livello nazionale nella produzione di burro e panne.
In cambio, la conferma di un sostegno ad oggi vicino ai 180 milioni di euro, con l’obiettivo di ridurre l’indebitamento entro il 2017.

La cordata di allevatori. “Per ora la riconversione dell’area del macello, destinata a diventare un magazzino di stagionatura della partecipata Euroformaggi di Valeggio sul Mincio e, in una seconda fae, il cuore della logistica del gruppo Virgilio, non parte”, assicura il presidente Carra. Una posizione di temporaneo stand-by quella del Consorzio, in attesa di ricevere l’offerta di affitto del macello da parte della cooperativa di allevatori costituita nelle scorse settimane e denominata “Virgilio da Allevamenti italiani”: otto produttori di suini, guidati da Francesco Ronconi, con un potenziale di 500mila maiali e la speranza di arrivare a 750mila, per far girare l’impianto industriale con maggiore scioltezzza.
L’ammontare del canone di affitto è riservato, ma da indiscrezioni si parla di una cifra compresa tra i 550mila e i 650mila euro all’anno. Naturalmente, per gestire un macello come quello appena chiuso da Virgilio servono anche risorse finanziarie per circa 30 milioni di euro come “auto-liquidante”.

La Regione Lombardia è intervenuta direttamente con l’assessore all’Agricoltura, Gianni Fava, che ha assicurato piena disponibilità a sostenere attraverso Finlombarda un piano industriale validato dalle banche. Palazzo Lombardia, insomma, “farà la propria parte”. Anche per evitare, come corollario, la messa in mobilità di 70 dipendenti, ai quali vanno ad aggiungersi altri 80 interinali, per i quali l’ipotesi di un assorbimento è piuttosto lontana.

“Ora come ora siamo in una fase di stallo – ammette Ronconi ma entro questa settimana abbiamo vertici importanti con un istituto bancario, candidato a sostenere l’operazione. Da parte del gruppo di allevatori che rappresento in questo progetto, c’è la piena volontà di andare avanti. Nel giro di quindici giorni, comunque, dovremmo avere maggiori certezze sul nostro futuro”.
Rispetto allo scorso settembre, tuttavia, “qualche allevatore si è sfilato dall’ipotesi di gestione del macello, ma le porte sono aperte e sono convinto che si riesca ad arrivare, come ho detto, a volumi vicini ai 750mila capi macellati ogni anno”.