"Nessuna risposta è stata ancora data - scrive Fava - a quella che è una tematica che sta assumendo una rilevanza sempre
maggiore con il progredire della campagna. Purtroppo la fine del regime delle quote latte sta avvenendo in un clima non di
atterraggio morbido, come forse era l'auspicio di molti, ma di forti tensioni su territorio, con un numero non trascurabile di
aziende che, alle difficoltà del momento economico, che tutti conosciamo, associano le difficoltà di restare all'interno del
loro quantitativo di riferimento individuale in questi ultimi 18 mesi di regime delle quote latte".
"Vi sono quindi aziende - dice l'assessore - che si troveranno, già dal mese di settembre, a dover versare integralmente il prelievo supplementare, con la consapevolezza che tale prelievo verrà poi restituito a fine campagna nel caso in cui dovesse essere rispettato il limite di produzione nazionale. E' comprensibile come queste aziende vivranno questa situazione come un'inutile sottrazione di liquidità".
Si trovi un meccanismo, spiega l'assessore regionale, "che limiti l'importo del prelievo da versare mensilmente, pur con l'obiettivo primario e principale di garantire lo Stato italiano nei confronti delle richieste della Commissione europea".
"Se la proposta di versamento contenuta nella nota pervenuta da Confindustria Cuneo non fosse ritenuta sufficiente dal ministero - aggiunge Fava -, come Regione Lombardia riteniamo che si debba lavorare per trovare una mediazione su un versamento parziale, che garantisca maggiormente l'Italia nei confronti della Commissione europea rispetto alla capacità di far fronte a un eventuale superamento del quantitativo nazionale, ma che eviti, a 18 mesi dalla fine del regime delle quote, sia fenomeni speculativi ingiustificati che la chiusura di aziende, che, nel regime post quote, potrebbero garantire una produzione nazionale di qualità. Una percentuale di versamento del prelievo intorno al 20 per cento del dovuto risponderebbe alle esigenze di tutti".
"Resto pienamente disponibile a un confronto e a un dialogo - ha assicurato Fava -, che però non può più essere rimandato per il bene del settore lattiero-caseario italiano".
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