L'assessore all'Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, era stato perentorio. O le industrie del latte accettavano di sedersi al tavolo delle trattative per il rinnovo del prezzo del latte entro lunedì 22 luglio. O lui avrebbe protestato in alto. Tanto in alto da rivolgersi direttamente al ministro dell'Agricoltura francese, Stéphane Le Foll. Qualcuno potrebbe chiedersi perché al ministro francese e non a quello italiano. La risposta è semplice. A disertare il tavolo della trattativa, lunedì 15 luglio, era stata Lactalis, industria francese che in Italia ha acquistato marchi importanti come Galbani, Invernizzi, Parmalat, Vallelata, Cademartori, solo per citare i più importanti. Ma prima ancora che l'ultimatum di Gianni Fava giungesse a scadenza, ecco arrivare, quasi a sorpresa, la mossa del nostro ministro dell'Agricoltura, Nunzia De Girolamo. Che forse non volendo essere scavalcata dal collega francese, o più verosimilmente conscia dell'importanza della partita in gioco per gli allevatori, ha dichiarato la sua disponibilità a spostare la mediazione fra industrie e allevatori dalla sede della Regione e quella dello stesso ministero.

Il valore dei giorni
Non è la prima volta che le difficoltà di dialogo fra industrie del latte e allevatori sono state risolte grazie alla mediazione di un ministro. Anche questa volta il risultato potrebbe essere analogo e in molti lo hanno salutato con soddisfazione. Non tutti però. Qualcuno ha visto nella mossa del ministro De Girolamo qualche lato d'ombra, come la possibilità di un rinvio (inevitabile a questo punto) della “resa dei conti”. Questa la posizione espressa ad esempio da Copagri Lombardia per voce del suo presidente, Roberto Cavaliere, opinione che già Agronotizie ha diffuso nei giorni scorsi. Con oggi, intanto, scade l'ultimatum dell'Assessore Fava. Chissà se domani prenderà carta e penna per rivolgersi direttamente al francese Le Foll. O se nel frattempo arriverà la convocazione delle parti al ministero dell'Agricoltura. Intanto gli allevatori sono senza accordi sul prezzo da aprile e sono pagati assai meno di quanto il mercato potrebbe dare. A Lodi, piazza di riferimento del latte spot, il prezzo continua a salire ed è arrivato a 45,5 centesimi al litro (ultima quotazione, del 15 luglio). Questo il prezzo del latte crudo italiano, per quello tedesco (ovviamente pastorizzato, ci vuole troppo tempo per arrivare in Italia, dove magari bisogna pastorizzarlo di nuovo) paghiamo persino di più, 4,65 centesimi. E agli allevatori italiani si vorrebbe continuare a pagarlo 40 centesimi al litro. Peccato che produrlo costa assai di più, anche 50 centesimi. Dunque ogni ritardo nel siglare un nuovo accordo è uno sberleffo a chi tutti i giorni e per almeno due volte al giorno deve mungere le sue vacche.